Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Una vita tranquilla è quella che Rosario si è costruito in Germania dove gestiste un hotel-ristorante insieme alla moglie Renate da cui ha avuto il piccolo Mathias di nove anni. Rosario è scappato da Napoli e dalla malavitosa realtà che lo circondava, quindici anni prima, ma il passato ritorna sempre così un giorno Diego, l’altro suo figlio, e il suo amico Edoardo si presentano al suo hotel spingendo l’uomo a fare i conti con il suo passato celato.
Il secondo film da regista di Claudio Cupellini è un thriller sommesso. Una storia apparentemente banale che si fonda su una sceneggiatura ben costruita e capace di inanellare le storie dei vari protagonisti senza creare confusione o situazioni non spiegate. Tralasciando lo svolgimento di qualche situazione che potrebbe sembrare forzata o a favore del protagonista, la pellicola di Cupellini funziona anche grazie ad un cast ottimo che impersona i tre principali personaggi.
Toni Servillo è Rosario, uomo dal passato oscuro che tenta ogni giorni di credersi migliore provando a rifarsi ogni volta una vita che lo allontani da ciò che è realmente ma è anche la piena dimostrazione che non si fugge dalla propria natura. Marco D’Amore è Diego, il figlio rinnegato con cui Rosario sembra voler ricostruire un rapporto, almeno fin quando il ragazzo non lo trascina in quel mondo che vuole lasciarsi alle spalle, allora diventa uno scomodo nemico. Francesco Di Leva è Edoardo, il figlio del boss per cui Diego lavora è che poi altro non è che uno dei nemici di suo padre, uno di quelli che lo sapeva (e voleva) morto.
Se la professionalità di Servillo è ben nota, D’Amore dimostra di avere un carattere, anche migliore, già prima di Gomorra mentre Di Leva è uno di quegli attori che non ti aspetti ma che ogni volta che ti ritrovi davanti agli occhi ti accorgi che hanno un carisma scenico e una bravura fuori dal comune, come pochi se ne contano nel nostro paese. L'impressione è quella che Cupellini li abbia scovati e poi lasciati maturare sotto una cupola di vetro, come in una serra del talento dove ognuno concima l’altro creando una fotosintesi di recitazione più unica che rara. Molto piacevole!
Nonostante la lentezza che a volte si concedono ad alcuni contesti, concentrati principalmente nella prima parte, e la presenza di personaggi superflui che danno vita a situazioni non necessarie, ad esempio la fugace relazione tra Ines e Edoardo o piuttosto i contrasti tra Rosario e l’aiuto cuoco, il film si lascia seguire fino alla fine senza coinvolgere estremamente ma al contempo senza annoiare mai davvero.
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