Regia di Massy Tadjedin vedi scheda film
I motivi della tentazione sono spesso caratterizzati dalla mancanza di luce: che la si interpreti in maniera metaforica, associando l’accecamento della ragione ad un buio primordiale fatto d’istinto e poco altro, oppure scegliendo la strada di un realismo che la nasconde alla vista del quotidiano, il deragliamento dei sensi è di per sé un animale notturno abituato ad orientarsi senza bisogno di accessori. Ed è proprio questa sobrietà espressiva, continuamente ribadita nell’essenzialità degli ambienti così come dei personaggi, mai sopra le righe seppure emotivamente surriscaldati dalle diverse contingenze- la coppia del film si ritrova per una notte separata ed in compagnia di un potenziale amante - unità alla scelta di concentrare l’azione della storia nello spazio di un unico arco notturno a rendere intrigante un film come Last Night. Immersi nella notte urbana, illuminata quel tanto che basta per riconoscere un linguaggio del corpo fatto di gambe che si incrociano e sguardi che si perdono, i quattro protagonisti danno vita ad una quadriglia sentimentale in cui perdersi e ritrovarsi è una costante così come la luce ed il suo opposto, continuamente in contrasto, come la ragione nei confronti dell’istinto. Una lotta alla pari se non fosse che cedere alla propria essenza è il solo modo per essere se stessi, per rimanere attaccati ad una natura continuamente tradita dalle menzogne del giorno dopo. Diretto con eleganza da Massy Tadjedin il film integra perfettamente ambienti e personaggi con una simbiosi che aiuta a dilatare i limiti di un discorso in cui le reticenze prevalgono sull’azione e si avvale di una fotografia di un tipo che ha lavorato con David Lynch e che qui riesce a trasformare le pareti del quotidiano in autentici non luoghi capaci di enfatizzare la centralità delle figure umane.
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