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Red

Regia di Robert Schwentke vedi scheda film

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La recensione su Red

di Immorale
5 stelle

Pensioni minime.

La caratteristica principale del film di Schwentke è senz’altro la leggerezza: di approccio, di resa e di metodo, quest’ultimo aereo quasi quanto il fum…ops, scusate, la graphic novel al quale è ispirata.

 

 

Il solco è quindi quello, battutissimo nell’ultimo periodo, della commedia d’azione scatenata e sopra le righe, che richiama la sua “fonte” anche visivamente, grazie alla fotografia cartoonesca (dai colori accesi ed innaturali) ed alle “cartoline” visive a far da raccordo e presentazione tra le varie fasi della pellicola. Che si snodano agili grazie ad abusatissime situazioni action-thriller, con tutte le esagerazioni del caso, particolarmente risapute ma dall’indubbio appeal fracassone.

 

 

Ciò che indubbiamente fa lievitare il giudizio sulla pellicola, con buona pace di regista, fumettisti e sceneggiatori, è senz’altro l’indubbio piacere cinefilo di vedere il gruppo di ”vecchie glorie” (tra protagonismi e comparsate) gigioneggiare a propria agio nella sufficiente brillantezza dello script: impossibile infatti non provare simpatia per questi “pensionati estremamente pericolosi” che annoverano tra le proprie fila l’inossidabile Bruce Willis/Frank Moses (che praticamente ri-ri-ri-interpreta il Tenente Mc Lane ma con un altro nome), per il paranoico fanatico delle armi John Malkovich/Marvin Boggs, per lo ieratico e sornione Morgan Freeman/Joe Matheson e per la sardonica e letale Helen Mirren/Victoria Winslow. Ma anche il personaggio “romantico” interpretato dal grande Brian Cox (la spia russa Ivan Simonov), il cattivone Richard Dreyfuss/Alexander Dunning e l’archivista Ernest Borgnine/Harry (in una delle sue ultime apparizioni).

 

 

Tutti a proprio agio e divertiti nei ruoli assegnatigli, con alcuni scambi particolarmente luminosi (il primo incontro Willis/Cox) in una generale debolezza di scrittura dei dialoghi, per il resto non particolarmente memorabili. Per una spensierata serata televisiva può senz’altro bastare.

 

 

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