Regia di Shion Sono vedi scheda film
Non prendetemi per folle ma vedo Cold Fish come un sorta di Tokyo Story di Ozu ambientata ai nostri giorni, ovviamente sotto steroidi. Nel suo capolavoro, Ozu mostra l'inizio della dissoluzione della famiglia come istituzione, e l'espandersi dell'individualismo sfrenato (ricordate quando i figli dei due nonni di Viaggio a Tokyo mandano quest'ultimi in una città di mare perché troppo impegnati a lavorare [dunque guadagnare]? Ecco). Qualcosa che Sono riprende spesso nei suoi film, ma con una visionarietà e follia caratteristica.
Lo sguardo del regista sulla società giapponese basata sull'individualismo, la ricerca (e affermazione) del sè, la competitività sfrenata (ad un certo punto Murata dirà: ''conosco perfettamente tutti i miei rivali'') è come al solito spietato - pensate anche al suo ultimo film, Tag, dove Sono ci parla della personalità multiforme richiesta alla donna oggigiorno - e potrebbe essere considerato un continuum di ciò che Ozu aveva profetizzato sessant'anni fa, ma ovviamente rappresentato in maniera assolutamente esagerata (anche se la storia è vera, come ci informano i fantastici titoli di testa).
Sono spinge sull'acceleratore della follia per mostrarci tutto questo, e come in Visitor Q di Takashi Miike, anche qui entra in gioco un personaggio estraneo (in questo caso, però, si tratta di uno spietato serial killer, Yukio Murata, e non di un ''salvatore'') che distruggerà totalmente l'apparente ''normalità'' della famiglia di Noboyuki Shamoto, facendone fuoriuscire, però, la vera natura.
A differenza di Michael Haneke - maestro della (non?) rappresentazione della distruzione della famiglia e della facciata borghese al giorno d'oggi - che gioca sul campo della visione negata, Sono mostra una violenza esagerata e caricaturale, senza filtri di sorta, con lo stesso scopo.
La figlia utilizza la casa come se fosse un albergo, e la moglie alla fine si lascerà andare ad una tirata al veleno contro il marito, il classico uomo frustrato della middleclass giapponese che abbiamo visto più volte sugli schermi.
Il finale è amarissimo, e ci fa capire come Sion Sono, decisamente (forse a ragione), sia molto poco ottimista.
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