Regia di Pasquale Scimeca vedi scheda film
Lo scrosciare delle onde e il battere delle percussioni quasi coprono la lettura dell’introduzione di Verga a I Malavoglia, recitata con una voce strappata dal vento. Fin dall’incipit, l’aggiornamento praticato da Scimeca non mostra riverenza e la marcata astrazione teatrale è costretta a battersi contro l’impeto della natura. Il regista e sceneggiatore trasporta la vicenda della famiglia Malavoglia ai giorni nostri, nel ragusano, tra precariato, traffico di droga, usura, immigrazione e hip hop. Alfio è infatti un clandestino, appare ripreso in video, come fosse entità televisiva prima che essere umano. Solo quando diventa amico di ’Ntoni il suo statuto visivo si allinea a quello degli altri personaggi. I protagonisti sono afflitti dalla “fiumana del progresso” e la colonna sonora alterna tamburi e basi elettroniche, tesi e antitesi di tradizione e innovazione che troveranno una sintesi nel rap Proverbi. Dopo una toccante preghiera interconfessionale, è proprio attraverso il geniale brano hip hop che Scimeca si ribella alla dittatura del testo verghiano, in epilogo spiazzante ma in fondo non conciliatorio. C’è molto di cerebrale in questi Malavoglia, eppure la messa in scena palpita di energia e, grazie a un cast straordinario dalle voci e dai volti sinceri, restituisce un raro senso di umana verità.
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