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Into Paradiso

Regia di Paola Randi vedi scheda film

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La recensione su Into Paradiso

di PompiereFI
10 stelle

Uno scintillio originale ed estroso brilla in un angolo di Napoli. È un barlume di speranza. Umana e cinematografica. Da una parte l’improvvisa e incespicata solidarietà tra razze, religioni, condizioni sociali, dall’altra la capacità di una panoramica sorridente sui mali di un’attualità che all’apparenza ci sta ammonendo: “moriremo tutti”. In barba a questa nerissima profezia, Paola Randi inscena un’opera prima che non ti aspetti e, con estremo e sfrontato candore, suona la carica della rivolta civile. Con coraggio, fantasia, senso della misura e tante, tantissime idee.

Basta poco, a volte solo una parola. Il termine “polizia”, scritto su di un foglio, per evocare un’illusione semplice e cordiale; una specie di sogno/desiderio esaudito con un semplice gesto. Dentro c’è tutto l’ingegno che da’ potere al cinema, c’è lo spunto per un racconto lievemente folle, spassoso, ironico. In faccia ai contenuti seri riguardanti l’immigrazione, la disoccupazione, la malavita, Randi snoda la spinosa questione con un balletto di anime divertite, che non sentono il peso della reale oppressione.

Il protagonista Alfonso si perde in un labirinto fatto di fughe mentali autoindotte: eloquente è in tal senso l’utilizzo di scatole per biscotti e utensili vari per rivivere un momento traumatico, cercando di capirlo meglio. E, trovando una serie di battute e stemperamenti che diventano un set cinematografico, segnato da un ciak dopo l’altro, si affranca da se stesso, volando oltre i confini tombali coi quali ha sempre convissuto, assaggiando quei sapori un po’ anomali delle altrui cucine: perché non esiste un solo tipo di curry, lo Sri Lanka e l’India sono due paesi differenti, le salse si aromatizzano con i prodotti più inattesi, e bisogna fidarsi degli infusi che calmano i battiti del cuore.

Recitata da un ottimo cast di attori, sui quali spicca Gianfelice Imparato in un ruolo insidioso richiedente sottili ammiccamenti, la pellicola si districa piacevole e onirica. Da mandare a memoria il volto spigoloso di Peppe Servillo, la “sponda secca” del biliardo, colui il quale coccia contro tutte le altre palle per finire poi in buca da solo. “Into Paradiso” ci toglie i tappi dalle orecchie e ci annuncia che è arrivato il momento di un mondo magico, fatto di “Palpitazioni d’amore”.

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