Regia di Giorgia Cecere vedi scheda film
Opera prima interessante e caratterizzata da una particolare, e spiccata, sensibilità, anche se poi alla pur apprezzabile Giorgia Cecere manca (probabilmente) un pizzico di esperienza per riuscire ad essere incisiva ed accorta dall’inizio alla fine e non solo per buona parte dell’opera (il che comunque non è di per se poco).
Italia del dopoguerra, nel meridione arcaico Nena (Isabella Ragonese) deve lasciare i suoi affetti per assumere il primo incarico da maestra in un remoto paesino pugliese.
Le difficoltà sono parecchie e di ogni tipo, ma Nena non vuole rinunciare per niente al mondo, trovandosi peraltro in bilico tra il lontano amore di sempre ed una situazione che la vorrebbe obbligata a prendere marito.
Pellicola lontana dall’essere perfetta (d’altronde è anche un esordio), ma dotata di quel carattere proprio anche della sua protagonista che si fatica a trovare in circolazione.
Abbiamo infatti una preziosa attenzione al dettaglio, sia per gli interni che per gli esterni, entrambi rivelatori di un tempo trapassato ed una forza d’animo che sa andare oltre i limiti, peraltro rappresentata dalla figura di una donna indipendente nel bel mezzo di un’Italia in cui questo non era di certo visto come un merito (e nemmeno come una cosa normale o da fare).
Buona parte del merito va alla Cecere che dimostra di conoscere bene il mezzo tecnico e di non voler lasciare nulla, o quasi, al caso, ma anche a Isabella Ragonese, ancora un volta molto brava, se non addirittura più del solito, chiamata a prendersi sulle spalle un personaggio, con il suo percorso di formazione tutt’altro che facile, ma che deve essere stato stimolante per un’attrice come lei.
Qualche crepa invece l’ho riscontrata nella doppia, e nemmeno marginale, storia d’amore, risibile quella che si porta dietro la protagonista da tempo, migliore, fatta di silenzi e un focolare domestico tristemente svuotato, quella che subentra senza felicità e per obblighi superiori.
Alla fine rimane un’opera meritoria nonostante non sia del tutto convincente, da premiare per come è confezionata (una cura ben al di sopra degli standard italici recenti) e per la volontà di regista ed interprete principale di mettersi in gioco.
Immersivo.
Dimostra di possedere una buona attenzione nella messa in scena e la volontà necessaria per raccontare una storia al femminile non accomodante.
Conferma di avere un bel potenziale e da spessore ad un ruolo "lontano" e ben scritto.
Sfrutta quindi bene l'occasione fornendo un ritratto riuscito (anche grazie all'aiuto della regista) rimanendo sempre sul pezzo.
Decisamente brava.
Nel ruolo di un uomo che non stimola certo simpatia, ha il volto e il carattere giusti per la situazione.
Più che sufficiente.
Come per Chiarello anche lui si ritrova a vestire i panni di un uomo discutibile, ma convince di meno del collega (sarà che anche la parte è meno efficace).
Sufficiente.
Sufficiente.
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