Regia di Mani Ratnam vedi scheda film
Prima di affrontare la pellicola, ho ripensato a quando mi recai al concerto degli Shakti, molti anni fa. Dopo una ventina di minuti di disorientamento, il linguaggio della musica indiana a poco a poco si insinuò e fece una tale presa che dopo la fine dell'esibizione riascoltare la nostra musica occidentale mi provocò lo stesso effetto di straniamento e disagio che mi aveva causato l'impatto con l'inizio del loro concerto. Allo stesso modo, ho immaginato che lo scontro con un linguaggio cinematografico diverso mi avrebbe lasciato all'inizio senza parole, con la speranza però che con il prosieguo del film ci sarebbe stato un progressivo adattamento ed una sempre maggiore comprensione. Ed ecco che in una delle prime scene della pellicola si vede Ragini, la moglie del capo della polizia, che viaggia su una barca. Vicino a sé ha una radio portatile, dalla quale, nel momento in cui un'aquila si posa sul bordo dell'imbarcazione, sono convinto escano proprio le note della prima canzone del primo album di studio degli Shakti. Se non mi sbaglio, è una coincidenza incredibile.
Esagerando un po', si potrebbe dire che le note positive si fermino qui. Il film è una grossa delusione, sotto quasi tutti gli aspetti. A parte qualche bel paesaggio ed alcune note di colore di tipo folklorico-documentaristico, resta ben poco. Ciò che sconcerta maggiormente è il mix di dramma, commedia, musical, condito da qualche spruzzatina di pseudo-poesia, una ricetta che fa cadere le braccia. Non si sfocia nel ridicolo, lo si supera ampiamente.
Cominciamo con il cast: il protagonista è sputato Lando Buzzanca dei bei tempi, ha solo la pelle un po' più scura, e fa la faccia diabolica per tutto il film, ottenendo il risultato di far scombisciare dalle risate. La deuteragonista ha degli improbabilissimi occhi azzurro cielo, tra l'altro spesso iniettati di sangue (non saprei dire se volutamente o meno) e non brilla certo per l'interpretazione. Gli altri interpreti oscillano tra il ridicolo (Vikram) ed il patetico (Govinda).
Troppa poca India in questo film: molte parole in inglese, il capo della polizia sembra che salti fuori da Miami Vice, la musica è del volgarissimo pop commerciale vagamente orientale, se non altro piove dall'inizio alla fine, anche col sole.
Tra una gamba mozzata ed un braccio amputato il regista cerca anche di far ridere lo spettatore. Non so se il sense of humour cambi tanto da una longitudine all'altra, ma qui le battute sono pugni nello stomaco di uno spettatore occidentale, mazzate sotto le quali dopo un po' è veramente difficile rialzarsi. Un disastro.
La ciliegina sulla torta è rappresentata dall'elemento musical. Confessando innanzitutto di provare forte idiosincrasia nei confronti di questo genere cinematografico, c'è da dire che i frequenti balletti qui mi ricordano i numeri di Amici di Maria de Filippi, trasmissione che evito accuratamente ma di cui devo subire talvolta i trailer. Doppio disastro.
In altre parole, che cosa ci propone il regista? Una semplice Sindrome di Stoccolma all'indiana, che potremmo ribattezzare sindrome di Vikramasingapuram (è il nome della città ove si svolge la vicenda), condita con battute idiote, attori ridicoli e balletti da dimenticare, e narrata con piglio grottesco, da grand guignol, feuilleton, e chi più ne ha più ne metta.
A questo punto mi chiedo: gli indiani che abitano di fronte a casa mia, dall'altra parte della strada, guardano 'sti film tutte le sere? Comincio a preoccuparmi....
India: alcuni poliziotti vengono uccisi, e Ragini Sharma, la moglie del capo della polizia, Dev Pratap Sharma, viene rapita. Il responsabile è Beera Munda, un fuorilegge che è però considerato un eroe dalla popolazione locale, che lo sostiene e lo protegge. Portata nel covo dei ribelli, Ragini è destinata ad essere uccisa per vendicare la morte di Jamuni, sorella di Beera, ma costui la risparmia, colpito dalla sua forza morale, e a poco a poco ne subisce il fascino. Il marito di Ragini si lancia alla caccia del bandito determinato a liberare la moglie e ad usare qualsiasi mezzo per eliminare Beera.
Mi ricorda quella di Slumdog Millionaire: pessima.
Tutto
Non conosco Bollywood, immagino che i canoni adottati da Mani Ratnam rispecchino i dettami dell'industria cinematografica indiana. Comunque, nonostante le attenuanti, non ci siamo.
E' Dev Pratap Sharma, capo della polizia. Super-masculo, occhiali da sole, durissimo, spietato. Fa ridere.
E' Ragini, moglie rapita del capo della polizia. Mi ricorda la Cardinale, mutatis mutandis. La vedo bene attaccata ad una tenda in un film anni venti.
Interpreta Jamuni, la sorella del cattivone Beera. Non giudicabile, parte troppo breve.
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