Regia di Marco Luca Cattaneo vedi scheda film
Premiato al Roma Independent Film Festival 2010 come miglior lungometraggio italiano, Amore liquido richiama fin dal titolo l'opera di Zygmunt Bauman. Chi ha letto il libro del noto sociologo polacco sa che il riferimento principale va a un modo di intendere la vita di relazione e quella sessuale in maniera proteiforme, con un moltiplicarsi di opportunità ma al contempo con una progressiva erosione della forza e della tenuta dei rapporti. Nel film dell'esordiente Marco Luca Cattaneo la tesi baumaniana viene epitomizzata nella figura di Mario, la cui sessualità si estrinseca primariamente davanti a un computer in modo masturbatorio, nel desiderio costante e represso verso le ragazze che incontra per strada, in una qualche tentazione pedofila. Il film riesce a restituire con impressionante verismo la complessità della figura umana del protagonista, l'ordinarietà del suo quotidiano, la scarnificazione dei rapporti che Mario vive (le due scene con la sorella super borghese sono emblematiche), la semplicità degli affetti. La chiave registica è tanto essenziale quanto efficace, giocata visivamente sui contrasti tra i campi lunghissimi con cui viene fotografata (in digitale) la città e i continui close-up sul protagonista, con uno stile sobrio e un ragguardevole senso del racconto.
Mario (Fregni) è un netturbino bolognese sulla quarantina che vive un'esistenza solitaria con l'anziana madre inferma. Quando l'uomo trova nella spazzatura alcuni dvd di Agata (Sartini) - splendida ragazza con figlioletta al seguito e un matrimonio fallito alle spalle - entra nella sua vita, ma non riesce a liberarsi da una radicata incapacità a comunicare sentimenti e passione erotica.
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