Regia di Stefano Incerti vedi scheda film
Più che un personaggio, una maschera grottesca. Il “ragioniere di galera” soprannominato Gorbaciof è un costume posticcio appiccicato addosso ad un Toni Servillo costretto a sacrificare la sua caratteristica intensità espressiva in un’interpretazione che vorrebbe essere pittoresca, ed invece è solo rozzamente manieristica. Quello che Stefano Incerti si sforza di mettere in scena è un abbozzo di caricatura, fatto di pezzi singoli che non riescono a stare insieme: il ritratto del protagonista è soltanto una galleria di facce che non arrivano a delineare un carattere. Sul suo volto si alternano, in ordine sparso, i tratti dello squallore triste e buffo di un clown truccato male: un pot pourri di smorfie che manca di estetica e di coerenza, e nel quale la napoletanità è soltanto un inutile vezzo coloristico. Questo film parte già stanco, come conscio del proprio fallimento, apparentemente senza alcuna voglia di dare forma e slancio a quel pugnetto di idee raccogliticce che arriva appena appena a formare il tenue filo di una storia non particolarmente originale. Il racconto del degrado è affidato ad un approccio piuttosto convenzionale, basato su quel realismo grezzo e spoglio che è ormai un classico della cinematografia e che quindi, per emozionare, ha bisogno di essere riempito con la fantasia e l’ingegno. Nel film non mancano le invenzioni tecniche della regia, ma singole pennellate non bastano a formare un quadro; e la gradevolezza che, nonostante tutto, caratterizza quest’opera nel suo complesso, deriva più che altro dalla raffinata discrezione del suo tono narrativo, che minimizza i dialoghi e livella, con la reticenza, le asperità del dramma. In un certo senso, sembra che l’opera voglia fare tesoro della propria laconicità, e cerchi di coltivarla con grazia ed attenzione, senza però riuscire veramente a infonderle il profumato soffio della sensibilità. E così rimane, sospesa a mezz’aria, tra la riflessione sociologica e lo spunto romantico, una poetica del tocco delicato che sa il giusto modo di dire le cose, ma si trova momentaneamente a corto di argomenti utili a tenere una conversazione.
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