Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Il cinema di Marco Bellocchio continua a mettersi in discussione. Agitato da un
continuo ripensare le proprie motivazioni, ha attraversato la Storia del nostro Paese con una furia e violenza unica, scontrandosi sia con il proprio linguaggio e la stessa forma cinema sia con il discorso politico e sessuale dominante. Parabola intellettuale di raro rigore, il lavoro di Bellocchio, pur esposto in maniera drammatica rispetto ai conflitti in atto da più di quarant’anni in Italia, ha sempre ricondotto i contrasti del mondo in seno a una pratica del fare cinema che, instancabile, s’ostina(va) a voler esserne parte come pensiero dello sguardo e del filmare. Sorelle Mai, nato in seno al progetto dei corsi di Fare Cinema a Bobbio, conferma lo stato di grazia di Marco Bellocchio che da Il principe di Homburg ha messo in luce una rinnovata energia. Articolato in sei episodi realizzati in un arco di tempo che dal 1999 giunge sino al 2008, il film ruota attorno a due anziane zie, interpretate da Letizia e Maria Luisa Bellocchio, nella cui orbita si muovono Sara (Donatella Finocchiaro), sua figlia Elena (Elena Bellocchio) e Giorgio (Piergiorgio Bellocchio). Il ritorno alle origini del cinema, che il regista ha tematizzato con le lanterne magiche di Il principe di Homburg (che ritornano come l’incubo di Giorgio nel film) e le proiezioni del Christus (1916) di Giulio Antamoro in Vincere, se da un lato offrono l’ipotesi che il regista abbia accettato finalmente il suo essere cineasta, dall’altro evidenziano una felicità creativa che in Sorelle Mai evoca addirittura i Lumière. Il nucleo familiare, la musica di Verdi, Bobbio e la Val Trebbia, Elena, il gioco fra la scena e i desideri, sono tutti elementi di un conflitto che Bellocchio filma in maniera serena ma non conciliata. È uno sconcertante cinema d’amore, quello di Marco Bellocchio. Che commuove per la sua capacità di perdersi sul corpo di Donatella Finocchiaro o nello scrutare Elena che accarezza un gatto. Sorelle Mai è un addio del passato che si offre come un’irresistibile ipotesi di futuro.
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