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Sorelle Mai

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sorelle Mai

di mm40
4 stelle

Sorelle mai scardina quel poco che di buono in Sorelle (uscito nel 2006) c'era: la trama si disperde, gli episodi si fanno netti e la continuità scompare molto presto; personaggi entrano ed escono a casaccio, si sente pesantissimo che il film è soltanto un assemblaggio di frammenti realizzati a lunga distanza (in genere un anno) l'uno dall'altro. Questo lavoro nasce infatti 'incollando' fra loro alcuni brani girati da Bellocchio con gli allievi del suo corso di cinema negli anni compresi fra il 1999 e il 2008; il problema principale della questione è che le varie storielle, pur contando grosso modo sugli stessi interpreti e ambienti, poco (e male) si intersecano fra loro, lasciando spesso allo spettatore la sensazione del collage 'freddo', fra materiali non omogenei. Inoltre i dialoghi risultano spesso artificiosi, scritti maluccio, e la recitazione è parecchio scadente, considerando d'altronde che la maggior parte del cast è composta da non professionisti e parenti del regista. Ma ci sono anche le note positive, e per fortuna: innanzitutto, la forte femminilità di cui tutto il film è intriso, che lascia intravedere uno spiraglio di matriarcato nella famiglia Bellocchio (i personaggi interpretano sè stessi e i nomi rimangono invariati nel film rispetto alla realtà); le figure maschili non hanno quasi peso oppure, come Giorgio, finiscono nei guai e paiono del tutto inattendibili. Tranne, eccezione gradevole, quella di Gianni Schicchi, che infatti riveste - pur da non-parente - il ruolo di confidente e consigliere quasi paterno per le donne di casa (ma non solo per loro). Il finale intristisce molto: segno che questa caratterizzazione lascia il segno. E poi ha indubbio valore cinematografico la crescita (in senso materiale) di Elena nell'arco del film, exploit anagrafico che ricorda quello di Leaud-Doinel nella serie di film diretti da Truffaut. La ragazzina è infatti il perno centrale delle vicende: attraverso i drammi o nella quiete, fra partenze e ritorni, tutti i personaggi finiscono per abbracciare e giocare con lei, elemento dispensatore di serenità nella casa. Casa che, va ricordato, è la stessa impiegata da Bellocchio nel suo esordio, I pugni in tasca, oltre quarant'anni prima; in una scena di Sorelle mai c'è anche un'autocitazione esplicita, il cui significato non sembra subito chiaro. Le 'guest star' sono fondamentalmente due: Donatella Finocchiaro e Alba Rohrwacher. Da ricordare anche la totale mancanza di illuminazione extradiegetica, lo scarno ruolo affidato alle musiche, il riciclo di scene da Sorelle e l'utilizzo di pellicola sgranata che conferisce all'immagine un effetto quasi di ripresa amatoriale: l'idea con cui Bellocchio si mette 'ai fornelli' è succulenta, ma il piatto su cui viene servito questo film è, in definitiva, troppo povero e privo di adeguato contorno per riuscire a saziare il pubblico. 5/10.

Sulla trama

La piccola Elena cresce con le vecchie zie, nubili, nella casa di campagna della famiglia Bellocchio, a Bobbio (Piacenza). Ogni tanto la madre torna da Milano, dove fa l'attrice, e tenta anche di prendere con sè la bambina; ma i parenti rifiutano. Intanto lo zio della piccola, Giorgio, si mette nei debiti e viene pestato brutalmente per strada. Il commercialista di famiglia, Gianni Schicchi, osserva da vicino e, quando può, offre i suoi consigli...

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