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Joaquin Phoenix: Io sono qui!

Regia di Casey Affleck vedi scheda film

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La recensione su Joaquin Phoenix: Io sono qui!

di Ewan
4 stelle

Bufala o realtà? Da due anni è il mistero più martellante di Hollywood. Nel 2008, poco prima dell’uscita del suo ultimo film da protagonista, Joaquin Phoenix annuncia il suo ritiro dalle scene per perseguire la sua carriera da cantate hip-hop. Si dà all’ingrasso, si fa crescere una foltissima barba e inizia a delirare. Rovina, di fatto, la promozione al bel film di James Gray in cui divideva la scena con Gwyneth Paltrow, si presenta in atteggiamento catatonico da David Letterman (qui il video, con la celebre frase ormai diventata di culto “Joaquin, mi dispiace che tu non sia potuto essere qui stasera”), scatena risse nei pub (qui l’altro video) e cerca in tutti i modi qualcuno che gli produca l’album da solista. Invano. Poi ad un certo punto si viene a sapere che il suo amico e cognato Casey Affleck lo sta riprendendo incessantemente  e che ne voglia fare un documentario. Si sparge l’idea che quindi sia tutta una montatura, una finzione, per farne una sorta di nuovoBorat. Invece pochi giorni fa alla presentazione veneziana del film, fuori concorso, Casey Affleck smentisce tutto e afferma ancora una volta che è tutto vero, che questa è la vita di Joaquin.

Bisogna credergli? Difficile dopo aver visto il film. Alcuni momenti sono palesemente organizzati, e difficilmente un uomo in quelle condizioni psicofisiche accetterebbe di buon grado di farsi riprendere 24 ore su 24 da più telecamere, io credo.  Inoltre, per sottolineare la puzza di bufala, vorrei far notare che il film inizia PRIMA che Phoenix impazzisca e annunci il suo ritiro. Affleck lo stava GIA’ filmando. Perchè lo avrebbe dovuto fare se, come afferma durante il film, non aveva idea dell’annuncio che avrebbe fatto alla stampa sulla fine della sua carriera di attore di lì a poco?

Vero o finto che sia, I’m Still Here in ogni caso è un brutto film. Vi ho postato sopra i due link ai video più celebri della “nuova vita” di Phoenix non a caso: di entrambi quei momenti, nel doc(mock)umentario assistiamo al “prima” e al “dopo”, e ad una situazione personale che, intendiamoci, non può essere frutto di sola “recitazione” (una così bella scena di vomito a comando sarebbe dura da realizzare…) ma che probabilmente viene ingigantita non poco. Afflecknon dà al suo film alcun capo e alcuna coda, e quando ci prova, facendo tornare sul finale Joaquin dal padre a Panama, diventa fortemente stucchevole. Fa bene il regista a cercare spesso di sdrammatizzare la situazione, montando ad esempio varie parodie  del Joaquin disorientato che circolano sul web, tra cui quella celebre di Ben Stiller agli Oscar(video): lo stesso Stiller tra l’altro è presente nel film, quando va a proporre a Phoenix la sceneggiatura di Greenberg(per il ruolo poi andato a Rhys Ifans), e i due si rendono protagonisti di un vivace battibecco nel quale Stiller viene accusato da Phoenix di essere in “atteggiamento recitativo” di fronte alle telecamere che riprendono il tutto. Ampio spazio nel film ha anche P. Diddy, cercato da Phoenix come possibile produttore del suo disco. Anche qui, la puzza di “combine” è fortissima.

Ma I’m Still Here delude prima, ripeto, dal punto di vista cinematografico: è vuoto, non dice o aggiunge nulla a ciò che chi conosce la vicenda già sa (e chi non ne sa nulla non credo si scomoderà ad andare a vederlo). Affleck monta il film con l’accetta, senza plasmarlo, senza dargli una forma che trasudi un qualche messaggio. E’ la vita di Joaquin, punto. Questa è la giustificazione del regista. Ma è impossibile scindere il film dalla realtà: se in conferenza stampa regista e protagonista (che era presente al Lido ma non si è mai voluto mostrare il pubblico) avessero ammesso la truffa, il voto sarebbe stato probabilmente diverso. Invece il mistero continua, l’ambiguità è tanta. Il pubblico alla presentazione in sala rideva spesso e volentieri. Se tutto fosse finto, la risata ci potrebbe stare. Ma se quello che si vede sullo schermo è reale, allora tutte quelle risate sguaiate sarebbero state quantomeno inopportune, perchè saremmo davvero di fronte al ritratto di un uomo in grave crisi.

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