Regia di Giuseppe Gaudino, Isabella Sandri vedi scheda film
A me pare molto ben reso il contrasto tra il reperto museale (con la sua illusione di oggettività pacificata) e la vita recisa e fuggita dalle storie crudeli o dagli album edificanti; tra la pietas di una bacheca ordinata e il disordine sublime di una natura in crudele divenire. Tutto è sorretto da un testo dignitoso (forse meritevole di un’altra intonazione), a volte ammirevole e profondo, come quando rileva l’ingenuità del nominare l’ignoto col noto, o come quando rimarca il destino inospitale dell’incontro (un penetrare che resta estraneo e rifiutato). Ci può essere qualche compiaciuto effetto di troppo, ma una volta che si accetta l’originalità della sfida, tutto scorre inappuntabile, compreso il suggestivo frammento finale in cui il teatro e le sue sacre rappresentazioni si spengono nel nulla. Infine – e non è poco! - il documentario si avvale di una vera colonna sonora, e non di quella stomachevole colla-di-pesce con cui da troppo tempo si addensano gli inconsistenti aspic del cinema o della tivù
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