Regia di Tsui Hark vedi scheda film
La personalissima sensazione di chi scrive è che il cinema d'avventura si sia in certo modo atrofizzato nel corso dell'ultimo decennio, in particolar modo quello di matrice USA, tranne qualche rara eccezione. Il dispiegamento di forze e il progresso in ambito computer graphic lo hanno allontanato da una qualche forma di verosimiglianza del passato che ce lo rendeva sì più retrò, ma anche più gradito e vicino. Ultimamente il confine col videogioco si è assottigliato e, parallelamente al diminuire degli autori che si cimentano col genere, si è accresciuta l'omologazione causa eccesso d'uso di linguaggio digitale e spasmodica ricerca del blockbuster a tutti i costi. Riduzione dunque dei rischi ma anche ridimensionando degli esiti in termini di personalità e originalità. La formula segna il passo. Ci pensa il nuovo (per modo di dire) corso del cinema cino-hongkongese a riportarci il gusto dell'avventura, appunto. Tsui JHark (che nuovo non lo è per niente, ma autore sì e regista dalla mano esperta pure e soprattutto) mette al servizio della sua professionalità mezzi e denari donandoci un prodotto estremamente ben scritto, studiato e confezionato. Indiana Jones e Sherlock Holmes si è detto: niente di più indicato. Le similitudini ci sono, le vicende si prestano perfettamente al parallelo, e finalmente si torna a gioire di tanta abbondanza di fantasia, fatti, spunti e spettacolo sul grande (o piccolo, a seconda del mezzo utilizzato) schermo. Di Renjie (titolo originale) ci riporta il sorriso e il gusto dell'azione, del fantasy e della ritrovata avventura, il tutto mescolato con cura, con testa e con voglia di divertirsi e divertire. Bentornati.
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