Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
Catturato in un luogo imprecisato del Medio Oriente, probabilmente fra le montagne dell'Afghanistan, dopo un conflitto a fuoco con le truppe americane durante il quale gli viene leso l'udito, un giovane combattente viene trasferito in un luogo di detenzione in Nord-Europa. Un incidente inatteso gli consente la fuga, ma intorno a lui lo scenario del tutto diverso e ostile metterà a dura prova la sua capacità di sopravvivere ...
La storia comincia in media re, senza fornire spiegazioni di chi è l'uomo, qual è il suo passato (se non per i fugaci ricordi di quella che probabilmente è la sua famiglia e la sua casa), o del perché si trovi proprio lì nel momento del combattimento, per pura difesa o per scelta.
Quello che viene messo in scena è il racconto di un uomo che combatte per salvarsi la vita, braccato dai nemici e esposto ad un ambiente a lui sconosciuto, distante migliaia di chilometri da casa propria, dove proverà il freddo invernale, gli animali selvatici e la fame per quella natura gelida e inospitale.
Lo scenario è quanto di più esteticamente favoloso: girato tra Polonia e Norvegia, il film fa tornare in mente gli ambienti di Into the wild (uscito nel 2007) e Revenant (invece ad esso postumo, del 2015). Skolimowski realizza un film tanto potente visivamente quanto apparentemente povero nel sonoro: il protagonista non pronuncia mai alcuna parola e - complice la sordità e l'altrui lingua a lui straniera - tutti i rumori di fondo, compresi i dialoghi, diventano sostanzialmente un blando sottofondo.
Fotografia molto curata, con la scelta di illustrare i contrasti fra il mondo reale con luci fredde abbaglianti (la neve europea, la roccia mediorentale) rispetto ai colori quasi pastello dei sogni e dei ricordi.
Grande interpretazione di Vincent Gallo, che tra l'altro dà prova di immedesimazione iper-realistica in alcune scene legate al tema della fame disperata.
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