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La mia vita a quattro zampe

Regia di Lasse Hallström vedi scheda film

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La recensione su La mia vita a quattro zampe

di Peppe Comune
7 stelle

Il dodicenne Ingemar Johansson (Anton Glanzelius) è un ragazzo alquanto vivace e particolarmente sfortunato. Ha un padre che non vede quasi mai perchè lavora in mare ed è sempre imbarcato, Erik (Manfred Serner), il fratello maggiore, che si cura poco di lui, e una madre (Anki Lidèn) affettuosa e attenta alla sua crescita culturale ma che, essendo molto malata, non può badare troppo ai suoi figli. Ha inoltre un cane, Sikka, a cui è molto affezionato. La madre necessita di assoluta tranquillità e così i due ragazzi vengono ospitati per un po' di tempo da loro parenti. Ingemar va da zio Gunnar (Tomas von Bromssen) e zia Ulla (Kicki Rundgren) in un paese del sud della Svezia. Qui entra in contatto con diverse persone bizzarre, come Arvidsson (Vivi Johansson) che è a letto malato ma si riprende ogni qualvolta Ingemar gli legge le inserzioni pubblicitarie sulla biancheria intima, Fransson (Magnus Rask) che sta sempre ad aggiustare il tetto di casa, Berit (Ing-Marie Carlsson), la "bella del paese", che posa nuda come modella di uno scultore stravagante, Manne (Jean-Philip Hollstrom), un ragazzo che porta i capelli verdi, e il suo nonno inventore (Arnold Alfredsson). Stringe amicizia soprattutto con Saka (Melinda Kinnaman), una ragazzina che gioca tremendamente bene a calcio e tira di boxe come un vero maschiaccio.

 

 

"La mia vita a quattro zampe" è il primo lungometraggio di Lasse Hallstrom, anche quello che precede la "fuga" negli Stati Uniti di un autore che ha condotto una vita cinematografica piuttosto ondivaga, tra alti e bassi, più attenta a ricercare intorno a storie ben confezionate una facile adesione emotiva che a svolgere una riflettessione introspettiva sui sentimenti trattati. Qui però approda ad un opera matura, di soave bellezza e fresca genuinità, riuscendo a descrivere con delicato candore uno dei momenti cruciali della vita di ogni ragazzo, quello che conduce, attraverso i vari momenti che possono scuotere un infanzia tormentata, fino al profilarsi dell'adolescenza, quando iniziano a palesarsi i segni dell'età adulta e bisogna imparare a convivere con i dolori maturari nell'animo. Lo fa imprimendo alla storia un tono quasi favolistico, come quello che si respira al paese dello zio Gunnar, una comunità che ruota tutta intorno alla fabbrica dove si lavora il vetro in armoniosa allegria, dove ognuno sembra preoccuparsi principalmente di coltivare le sue stranezze e la vita scorre con naturale placididà. Ingemar vi arriva coi suoi occhi infarciti di tristezza, per il male che sta sconfiggendo la madre e per aver dovuto lasciare Sikka in un canile, da solo. Certo, non si può dire che Ingerman sia stato un ragazzo fortunato, tutt'altro, ma reagisce alla varie vicissitudini che gli capitano con una filosofia tutta sua, tesa e "relativizzare" ogni cosa che gli succede all'insegna di un consolatorio "poteva anche andare peggio". Questo perchè Ingerman è un raccoglitore di storie, di quelle tragicamente strane che capitano ad ogni tipo di persona e in ogni angolo del pianeta, che lui legge avidamente sui giornali e poi conserva in fondo al cuore, perchè "bisogna sempre fare i confronti nella vita. Per trovare una giusta distanza dalle cose". Gli piace raccontarle quelle storie, ricordare innanzitutto a se stesso come la morte possa giungere in maniera bizzarra, senza preavviso, e il suo grande rammarico è quello di non aver raccontato sempre tutto alla madre "quando ancora aveva la forza di ascoltarmi". Soprattutto la storia di Laika gli piace ricordare, la cagnetta spedita sullo spazio per favorire il progresso dell'umanità. "Ma non l'aveva mica chiesto ?, si chiede spesso Ingemar, fino all'ossessione, fino a maturare, grazie a questa storia dai tristi risvolti emotivi, un amore viscerale per Sikka, a imparare a guardare la vita dal basso della sua condizione di impotenza, ad arrabbiarsi contro le piccole e grandi ingiustizie inflitte ad ogni essere vivente come solo può fare un dodicenne che ama ancora scoprire giochi sempre nuovi ma che ha già dovuto saggiare quanto è dura la salita. Nel bellissimo finale del film, intanto che Saga inizia a vestirsi da donna (non potendo più nascondere il seno) e Ingemar ha coltivato un altro dolore con la morte di Sikka, il paese è tutto coinvolto nella radiocronaca dell'incontro di boxe tra lo svedese Ingemar Johansson e lo statunitense Floyd Patterson. Lo svedese vince laureandosi campione del mondo dei pesi massimi e mentre il villaggio esplode di gioia, Saga e Ingerman si sono addormentati abbracciati sul divano. Il tempo scorre e il peggio sembra essere passato.

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