Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film
Un western crepuscolare e senza fronzoli, secco, asciutto come il territorio in cui e' ambientato, durante l'esodo di tre famiglie di pionieri nell'ultimo quarto dell'800 sulla via dell'West. Sono condotti da Meek, una guida esperta che pero' si fa ingannare dal territorio brullo e mutevole che li porta fuori strada. Sfiniti, senza acqua, i pellegrini non sanno se continuare a fidarsi della guida o seguire un solitario indiano un po' bizzarro che gli indica un percorso diverso, consci tutti quanti che sbagliare strada significa morire nel modo peggiore: di sete e di stenti.
Kelly Reichardt dirige un western anomalo che sembra piu' un noir tanto scava a fondo nei timori di un gruppo di persone che non sa piu' a che santo affidarsi, di chi fidarsi, che scelta intraprendere: sembra quasi l'ultimo degli western possibili, un po' come a meta' anni '80 "Il cavaliere pallido" di Eastwood ci diede la stessa (errata per fortuna) sensazione.
Persone alla deriva che rinunciano pure alle ammalianti pepite d'oro ritrovate per strada per la ricerca della vera ricchezza: l'acqua. che e' vita e futuro piu' di ogni altra cosa.
Reichardt mostra pure un carattere deciso di regia scegliendo di trattare i suoi personaggi in gruppo, senza sfaccettarli troppo ed evitando pure il piu' possibile inquadrature insistite e primi piani inutilmente sdolcinati: l'interessante cast a sua disposizione appare dunque come in sottofondo, e lo stesso Meek/Bruce Greenwood letteralmente cancellato da una barba che ne cela quasi completamente i tratti peculiari.
Un gran film su un esodo dai contorni apocalittici, che si chiude alla vista (sinistra ed inquietante) di un albero vivo ma semidistrutto da un fulmine, che se da un lato accende la speranza sull'esistenza di una vena d'acqua, dall'altra rende inevitabile la scelta dei pellegrini tra Meek e il balordo pellerossa: una scelta che la regista non ci vuole esplicitare, che lascia alla sensibilita' dello spettatore, e al maggior suo turbamento.
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