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13 assassini

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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La recensione su 13 assassini

di supadany
8 stelle

Rilettura moderna dell’epopea dei samurai da parte di Takashi Miike che ovviamente ci mette del suo, pur essendo decisamente più disciplinato del (suo) solito, mescolando generi e fonti di riferimento creando una pellicola lontana dal genio, ma comunque affiatata e complessivamente ben fatta.

Naritsugu è un giovane signore feudale in costante ascesa e contraddistinto da un’efferatezza che lo fa temere da tutti e per nulla amare.

E proprio a causa delle sue azioni tanto violente quanto gratuite, il Gran Ciambellano Doi darà l’incarico a Shinzaemon Shimada (Koji Yakusho) di costituire un gruppo di samurari per affrontalo, assieme ai suoi uomini, lungo il cammino che lo riporta nei suoi territori dove non sarebbe più affrontabile.

Un piccolo villaggio sarà scelto come teatro della battaglia risolutiva.

Interessante lavoro di Miike che ancora una volta testimonia la sua spiccata ecletticità ed il suo saper donare connotati multiformi alle sue pellicole.

Così ci troviamo di fronte ad un film, mediamente lungo per i suoi standard, spaccato praticamente in due parti, ovvero il preambolo della storia, con la presentazione del signore oltremodo spietato (e nella sua figura troviamo un sadismo davvero sopra le righe, vedasi la donna mutilata ed una spietata esecuzione di marito e moglie) e di conseguenza del manipolo di samurai che si viene a creare per sconfiggerlo (comprensivo delle  tappe di avvicinamento alla disfida) e la lunga battaglia, circa quaranta minuti che procedono con una energia che si avvicina alla foga.

Tredici uomini, dodici samurai ed un cacciatore spiritato, contro un esercito di 200 servitori del cattivo di turno, un villaggio predisposto ad arte per una battaglia con ovviamente tantissimi duelli con la spada (qualcuno di meno non avrebbe guastato), trappole sparse, barriere, esplosioni e tori inferociti che caricano infuocati per arrivare alla fine al classico duello risolutivo.

Quest’ultimo mi è parso un pò scarico, insomma si poteva finire decisamente più in grande stile, come se il regista volesse in questa occasione far prevalere le figure in campo sul combattimento in sé (aspetto comunque tutt’altro che esecrabile).

In conclusione diciamo che il lavoro è ben fatto, certo non rientrerà tra i capofila di un genere leggendario (e nemmeno tra i migliori del grande regista nipponico), ma come spettacolo e valenza rappresentativa rimane pur sempre un prodotto al di sopra della media.

A tratti travolgente, a tratti elegante.

Su Takashi Miike

Più disciplinato del solito, sa far valere la sua tecnica e non si dimentica delle lezioni di chi film così ne ha fatti diversi.
Efficace.

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