Regia di Takashi Miike vedi scheda film
Nell’antico Giappone feudale il vecchio samurai Shimada, ferito profondamente negli affetti dalla ferocia insensata e sadica del nobile proprietario terriero Naritsugu, che in uno scatto d’ira ne uccide immotivatamente il figlio dopo averne stuprato la giovane moglie, raduna a se’ una squadra di tredici samurai, dapprima un po’ improvvisata, poi in realta’ molto efficiente, per sconfiggere il diabolico tiranno. Seguira’ una battaglia senza esclusione di colpi, giocata sulla destrezza, abilita’ e ingegno tattico della piccola squadra contro un vero e proprio battaglione armato sino ai denti. Film altamente spettacolare, con epiche scene di battaglia che coprono oltre la meta’ della durata della pellicola ed effetti speciali poveri ma molto efficaci. Takashi Miike, nonostante la prolificita’ della sua produzione, riesce a concentrarsi in modo totalizzante sul progetto che ha in mente e rida’ vita ad un genere che ha avuto in Kurosawa un maestro ineguagliato, e generato celebri filoni e produzioni anche televisive (celebre quella anni ‘70/’80 con David Carradine). La pellicola, tutta azione e invenzioni sceniche e visive, si fa tuttavia apprezzare maggiormente nella prima parte, in cui viene raccontata con passione la genesi del dolore e dell’ingiustizia che spingono un uomo saggio e anziano alla vendetta anche a costo del sacrificio piu’ estremo. La seconda parte, roboante e sorprendente per precisione nella coreaografia (quasi tutta artigianale e poco computerizzata) della impari battaglia, appare tuttavia un po’ troppo lunga per reggere appieno l’ottimo e spietato incipit.
Un Miike insolito, piu’ impegnato e documentato, che non rinuncia tuttavia al ritmo e all’azione, da sempre i suoi cavalli di battaglia.
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