Regia di Takashi Miike vedi scheda film
Evento speciale al recente Asian Film Festival di Reggio Emilia, unico film distribuito nelle sale e quindi purtroppo doppiato, l’ultima fatica di Takashi Miike è un classico film di samurai, robusto e lineare nella narrazione e attraversato dalla personale vena horror – almeno nella prima parte – del maestro giapponese. Il perfido fratello dello Shogun terrorizza le popolazioni perpetrando crudeltà inaudite verso i sudditi. Vengono ingaggiati così tredici samurai per ucciderlo e porre fine alle vessazioni che rischiano di incrinare i rapporti di pace all’interno del Giappone feudale.
Film diviso idealmente i due parti, la prima più cupa e sospesa è la più interessante. Lento e solenne Miike mostra il reclutamento dei mercenari samurai che dovranno attentare alla vita del nobile, mostrandone il rigore morale e la sottomissione al volere del padrone ne scandisce i caratteri. Calca la mano sulle mostruosità compiute dal divino reggente per preparare lo spettatore alla giusta catarsi. Seconda parte tutta dedicata alla battaglia che vedrà l’esercito imperiale confrontarsi con i tredici samurai. 55 minuti di battaglia a suon di spadate con definitivo vis a vis tra i due protagonisti. Miike non ha la leggerezza e la composizione dell’inquadratura di uno Zhang Yimou, non ha lo stesso gusto per la raffinatezza della messa in scena del cinese autore di memorabili wuxia, ma ha dalla sua un sanguigno approccio al genere che lo indirizza verso la conclusione senza incertezze. Miike è un regista di film di genere tout court, e lo si vede nel modo in cui mischia i generi con leggerezza e esperienza. Momenti horror sublimi si fondono a il classico film di samurai che ha fatto la storia del cinema giapponese; la battaglia nel villaggio richiama i cari spaghetti western in cui tutto l’inverosimile si accumula per creare tensione e divertimento.
13 assassini si discosta dalle tradizionali produzioni orientali tradendo uno stile più orientato al grande mercato globalizzato dei multisala nei quali per la prima volta viene proiettato. E’ lontano il Miike di Audition, Ichi the killer o Visitor Q, ma è altresì vero che il prolifico regista giapponese ha dalla sua la militanza e quindi la conoscenza di tutti i generi cinematografici, generi che cavalca con sicurezza senza inutili intellettualizzazioni dell’opera filmica. Intrattenimento di grande esperienza e capacità seduttiva, questo è Miike e vederlo premiato con una distribuzione regolare è in ogni caso una soddisfazione.
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