Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Silvio Orlando è un regista che da anni non azzecca un colpo, come il suo agente gli fa impietosamente notare (“tu non riusciresti a riempire una toilette, figuriamoci una sala cinematografica”). Vorrebbe rilanciarsi scrivendo una sceneggiatura per un’attricetta televisiva emergente, ma è a corto di idee e si ritrova bloccato (con un piccolo ricatto) in un paesino toscano a dirigere la sacra rappresentazione del venerdì santo. Una specie di Nel bel mezzo di un gelido inverno cattolico: un autore in crisi umana e artistica sperimenta l’effetto terapeutico dell’immersione nella vita della gente comune (situazione abusata, ma raccontata con accenti toccanti). Decisivo è il contatto con l’ingenuo entusiasmo dell’ex carcerato, promosso aiuto regista solo per scaricare tutto l’impegno su di lui: la sua serietà risulta contagiosa, e fa riscoprire l’orgoglio del lavoro ben fatto. Esilarante Corrado Guzzanti, Gesù Cristo dall’accento indefinibile; spiritosa Cristiana Capotondi, che interpreta più o meno sé stessa; solo l’evasione fantasmatica indotta dall’evanescente Kasia Smutniak è una forzatura. Mette i brividi vedere questo film durante la prima quaresima senza Mazzacurati; è come se fosse lui a pronunciare la battuta del ragazzotto rivolto al pubblico che ride davanti alla povertà della messinscena: “qui ci si mette l’anima! e se non vi piace, potete pure andarvene!”.
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