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La passione

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La passione

di hallorann
4 stelle

Gianni Dubois è un regista in crisi d’ispirazione. L’agente Pippo lo bracca dandogli degli ultimatum, soprattutto perché la diva della fiction Flaminia “Principessa Laurina” Sbarbato vuole lui come regista per il suo esordio nel cinema. Gianni immagina e improvvisa soggetti improbabili che l’attuale stato di pessimista bocciano inesorabilmente. Sulla sua testa, inoltre, pende una minaccia di denuncia alle Belle Arti da parte del comune di un paese della provincia toscana in cui possiede una casa che per alcune noncuranze domestiche ha rovinato un importante affresco del Cinquecento. Il tignoso geometra Del Ghianda e la sindachessa dietro le lusinghe lo ricattano con un aut aut, o dirige la via crucis del venerdì santo che si svolgerà tra pochi giorni oppure si becca la denuncia. Dubois trascorre le giornate a osservare Caterina, una barista polacca dirimpettaia, raggiunge il punto più alto del paese per poter telefonare a Roma…Un giorno incontra Ramiro, un ex carcerato che tempo prima seguì un suo corso di recitazione e che ora sbarca il lunario girando le piazze con uno spettacolino. Questi diventa l’aiuto regista e un amico fidato, per la parte di Cristo l’amministrazione comunale impone Abbruscati, un meteorologo bizzarro con velleità attoriali e beniamino locale. Le disgrazie per Gianni non sono finite: Flaminia Sbarbato capricciosa e presuntuosa lo manda platealmente a quel paese perché poco convinta del soggetto appena improvvisato; di rimando il regista fa lo stesso con il suo cinico agente. Tra bizze varie, incidenti e ripensamenti la Passione si svolgerà e Dubois ispirato da Caterina chiuderà il soggetto romantico di ambientazione scandinava.

Carlo Mazzacurati coerente con il suo percorso cinematografico è un piccolo grande autore discontinuo e unico. LA PASSIONE appartiene alla fase no, è una commedia quasi farsesca molto easy e poco convincente. La provincia non è più quella di un tempo, tutti sono sgarbati e involgariti dalla televisione, ridono nei momenti sbagliati e hanno perso di sensibilità e umanità. I divi del piccolo schermo sono i nuovi eroi popolari insulsi, superficiali, boriosi e recitano da cani. E va bene siamo d’accordo ma il tutto manca di incisività ed efficacia. Dubois è il cliché del regista di sinistra triste e incline alla depressione se non appare nell’albero del cinema di Repubblica. Per fortuna lo interpreta il grande Silvio Orlando, anche Giuseppe Battiston, Marco Messeri e Stefania Sandrelli sono bravi ma i loro personaggi sono bozzetti abbozzati che si dimenticano in fretta, figurarsi gli altri. Le situazioni buffe e ironiche fanno sorridere solo per merito del loro consumato mestiere. La funzione di Caterina/Kasia Smutniak fa venire in mente quella di Paola/Valeria Ciangottini ne LA DOLCE VITA. Un pallido ricordo a dire il vero. Sbagliato e fuori parte Corrado Guzzanti, bel cameo di Tommaso Ragno.

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