Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Per favore, qualcuno tenga lontano Carlo Mazzacurati dalla provincia italiana. Dopo il finto realismo "estetizzante" del Polesine che sembrava uscito dalle foto di Luigi Ghirri, eccolo passare all'ancor più finto surrealismo (mi rendo conto del paradosso) della provincia toscana da cartolina de "La passione". Il risultato, in entrambi i casi e per quanto mi riguarda, è stato davvero deludente. E allora diciamola tutta: "La passione" è un'operina senza capo né coda, una commedia che spinge sul pedale del grottesco ma che non convince, non diverte e vorrebbe risolvere tutti i (tanti) nodi narrativi lasciati in sospeso (per carenza di idee esattamente come il regista protagonista del film?) con un risibile ed incomprensibile finalino misticheggiante privo di alcun senso (così come, del resto, poco senso aveva la svolta gialla del precedente "La giusta distanza"). Anche la descrizione d'ambiente lascia molto a desiderare: Mazzacurati tratteggia la provincia toscana popolando qualche scorcio medievale da cartolina con una serie di penose macchiette tristemente in bilico tra idiozia e furba cattiveria paesana che vorrebbero essere spassose ma che, in pratica, non fanno mai ridere e che, sinceramente, non fanno molto onore all'intelligenza e alla ruvida concretezza del popolo toscano. Da antologia del trash l'amplesso della coppia Sandrelli/Messeri, ben occultato da una coperta di pelliccia (!) su un letto sovrastato dalla classica testa di cinghiale imbalsamata da macelleria di paese... mancava solo un fiasco di chianti, una pentola di pappa al pomodoro, un Pinocchio a grandezza naturale e una gigantografia di Dante e Leonardo alle pareti e avremmo fatto en plein di luoghi comuni. Il cast del film, poi, è davvero deludente: Silvio Orlando è a dir poco sotto tono (una delle sue peggiori interpretazioni?), Stefania Sandrelli è completamente fuori ruolo, Giuseppe Battiston è bravo ma alla sua millesima interpretazione del veneto bonaccione comincia davvero a stuccare, Marco Messeri è messo all'angolo da una sceneggiatura che non gli offre alcuna sfumatura, Cristiana Capotondi e Kasia Smutniak sono umiliate in particine a dir poco esornative... alla fine l'unico a guadagnarsi la pagnotta è lo strepitoso Corrado Guzzanti, le sue (purtroppo pochissime) gags sono anche le uniche franche risate di un film che non decolla mai. Come detto all'inizio della mia recensione, qualcuno tenga lontano Carlo Mazzacurati dalla provincia italiana... e magari qualcuno tenga lontano me dai film di Mazzacurati: voto (parecchio) mediocre.
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