Regia di Richard J. Lewis vedi scheda film
Faccio subito una doverosa premessa: non ho mai sopportato le saghe familiari o, più in generale, i film che pretendono di raccontare una vita intera, dalla giovinezza alla tomba, nel giro di un paio d'ore. E' più forte di me, le pellicole di questo tipo mi deprimono profondamente (specie per l'inevitabile finale malinconico e struggente), le trovo angoscianti o, nel migliore dei casi superficiali e banalizzanti e, purtroppo, anche "La versione di Barney" ha confermato in pieno la mia idiosincrasia per il genere. Peccato, comunque, perché il film di Richard J. Lewis parte davvero bene, con una prima metà a tratti davvero scoppiettante e divertente, per poi perdersi in una seconda parte che scivola inesorabilmente nel più bieco patetismo e rovinando una visione che fino ad un certo punto era stata gradevolissima. Non ho letto il romanzo di Mordecai Richler dal quale la pellicola è tratta e non so giudicare la fedeltà della trasposizione, ma, presa come un'opera a sé stante, "La versione di Barney" è un film nell'insieme abbastanza deludente, che, per quanto mi riguarda, recupera una risicata sufficienza solo grazie alla strepitosa prova di un grandioso Paul Giamatti (davvero uno dei migliori attori in circolazione), le esilaranti apparizioni di uno spassosissimo Dustin Hoffmann e la misurata ed elegante recitazione di Rosamunde Pike. Del tutto anonima ed insignificante la direzione di Richard J. Lewis, regista proveniente dalla tv (CSI ed altri serial nel suo curriculum).
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