Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
11 settembre 1973: in Cile si consuma il drammatico golpe che instaura la dittatura militare fascista ed elimina il Presidente Salvator Allende, democraticamente eletto.
Pablo Larrain riesce a parlare della tragedia storica senza mai affrontarla direttamente, anzi lasciandola solo sullo sfondo, mentre in primo piano fa convergere l'attenzione sul personaggio di Mario, funzionario del'obitorio che ha il compito di trascrivere su carta le relazioni autoptiche eseguite dal medico legale. Mario taciturno, quanto metodico e di parche abitudini, si invaghisce di Nancy, una anoressica ballerina di cabaret, non più nel fiore degli anni, che sembra possa concedersi ai desideri dell'uomo, finché un giorno sembra scomparire misteriosamente.
Larrain svolge la sua storia senza alcun desiderio di compiacimento nei confronti dello spettatore, a partire dalla sgranatura della pellicola, che ne riduce enormemente la qualità della definizione, fino al contenuto esplicito di certe scene, compreso quelle delle sedute autoptiche (e quella più importante, al cospetto di tutti i gerarchi militari, angoscia in maniera disturbante).
Se lo scopo è quello di lasciare il pubblico al cospetto di una materia sgradita, mai consolatoria, come spesso la Storia è, l'esempio della scena finale è clamoroso, quando la camera in posizione fissa riprende tutta l'azione senza possibilità di rifugiare lo squardo altrove.
E descrive anche bene il fatto che ognuno di noi ha delle leve intime che lo possono portare ad agire: non tutte sono nobili, ma quando scattono diventano perentorie e incontrollabili.
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