Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Terzo film di Pablo Larrain, ad oggi uno dei suoi migliori risultati in assoluto e una delle testimonianze più intense e laceranti sui danni irreparabili del golpe cileno di Pinochet, fu la scoperta di un talento che da allora ci ha riservato molte altre sorprese e ha costruito un percorso autoriale fra i più coerenti del cinema contemporaneo. L'avevo cercato inutilmente per anni e adesso sono finalmente riuscito a vederlo in una proiezione estiva de "Il cinema in piazza" del Piccolo America a Trastevere a Roma. Opera difficile, disturbante e per certi versi estrema, "Post mortem" sceglie intelligentemente di filtrare i terribili eventi del 1973 a Santiago del Cile da un'ottica privata, quella di Mario Cornejo, personaggio ispirato a quanto pare ad un vero funzionario cileno che trascriveva le autopsie all'obitorio, e in questa maniera si libera dalle scorie didascaliche che avrebbero afflitto una rievocazione storica "ufficiale". Uno dei meriti principali del film è quello di riuscire a creare con grande efficacia un'atmosfera da incubo kafkiano, benissimo resa a livello visivo da una fotografia dalle tinte smorzate e dai colori "prosciugati", atmosfera che con il passare dei minuti diventa sempre più opprimente e plumbea, senza tuttavia compromettere il coinvolgimento dello spettatore, poiché si tratta dell'unico espediente possibile per veicolare l'assurdità e la totale arbitrarietà della congiuntura storica in cui si svolgono i fatti alla base della trama. Larrain riscopre in diverse sequenze la forza e l'originalità del piano- sequenza, soprattutto in quella finale di cui non rivelo il contenuto, elabora una drammaturgia rigorosa in cui i dialoghi sono ridotti al minimo ma le immagini sono fortemente connotate, affida la denuncia a sequenze quasi horror dall'impatto estetico sconvolgente come l'autopsia forzata per avere un referto di suicidio del cadavere di un uomo che si rivelerà quello di Salvador Allende. Nel cast Alfredo Castro fornisce una delle sue interpretazioni più compatte e potenti con un lavoro geniale di sottrazione e definizione graduale del personaggio, mentre la ex moglie di Larrain Antonia Zegers è in ottima forma nel ruolo di Nancy, impossibile oggetto del desiderio di Mario. Ingiustamente snobbato dalla giuria alla mostra di Venezia del 2010, "Post mortem" è uno dei film più insoliti e ricchi di prospettive che ci siano giunti dall'America Latina negli ultimi vent'anni, e merita di essere recuperato da chi non lo prese in considerazione all'epoca, anche a causa di una distribuzione carente.
Voto 9/10
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