Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
Davvero un’opera debordate, sopra le righe dall’inizio alla fine.
Potenti e struggenti le immagini iniziali di repertorio sulla guerra civile, sugli eccidi di massa, inframezzate dalle icone di madonne complici, dal volto di Dalì, e su tutto dal generalissimo Franco, in una successione scandita a suon di musica incalzante.
Dal 1937 agli anni 70, il film sembra promettere una storia lacerata e furibonda della Spagna attraverso il circo e i suoi personaggi, i pagliacci in primis. Li vediamo recitare, il pagliaccio triste e il pagliaccio che ride, ma subito interrotti dall’irruzione della milizia popolare che li arruola contro i fascisti. Il pagliaccio che ride viene armato di un machete e fa fuori alcuni nazionalisti ma poi viene braccato.
Il figlio del pagliaccio che ride, Javier, negli anni 70 vorrà fare anche lui il pagliaccio, ma non come pagliaccio che ride ma come pagliaccio triste che faccia da spalla al primo. Da qui in avanti tutta la regia si scatena a farci entrare nel mondo circense, con le sue miracolanti stranezze, per poi convergere nella donna acrobata amante del pagliaccio che ride, Sergio, ma di cui si innamora il pagliaccio triste, che a ben vedere è un uomo mansueto, ma che non sopporta come viene trattata a suon di sberle da Sergio, uomo prepotente, di cui il circo però non po’ fare a meno perché fa ridere i bambini.
Crescono le metafore, perché il pagliaccio che ride (Sergio) ci ricorda per la sua prepotenza il regime franchista, la donna acrobata contesa e lacerata la Spagna, mentre Javier racchiude in sé tutta la pazienza e la follia di un popolo oppresso, che si scatenerà alla fine quando per amore di Natalia muterà di personalità diventando schizofrenico e travestito da pagliaccio-vescovo inseguirà il suo amore (Natalia-Spagna) contro il persecutore pagliaccio che ride (Sergio). Entrambi sfigurati i pagliacci si ritroveranno, dopo una lotta clamorosa, faccia a faccia in un pianto disperato, con Natalie morta per sempre.
Certo il film non dà quel che promette, ma i registri stilistici dal grottesco alla commedia per arrivare all’horror riescono a sortire l’effetto di una fantasia dinamitarda, tarantina e felliniana. Un bel gioiello di Film da non perdere…
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