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Ballata dell'odio e dell'amore

Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film

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La recensione su Ballata dell'odio e dell'amore

di munnyedwards
8 stelle

 

Dopo la deludente trasferta americana (lo scialbo Oxford Murders) Alex de la Iglesia torna all’universo autoriale che più gli appartiene, quello degli eccessi e della tracotante visionarietà, quello delle citazioni e dei sottotesti, uno sguardo artistico personale e complesso che da anni lo contraddistingue facendone un regista non allineato ma anzi anarchico e naturalmente fuori controllo.

Alex de la Iglesia va per la sua strada, come un treno che non effettua fermate, travolgente e irriverente come la risata di un clown folle, malinconico e pessimista come la disperazione dipinta sul volto di un uomo innamorato, due facce della stessa medaglia o più semplicemente una metafora per guardare al passato e agli orrori nascosti nelle piaghe insanguinate del tempo.

Nella Spagna del 1937 dilaga la guerra civile, le forze Repubblicane si oppongono all’avanzata del generale Francisco Franco (dittatore per quasi 40 anni), la morte e la distruzione arriva ovunque, persino nell’incontaminato mondo circense, trapezisti, domatori di leoni, lanciatori di coltelli e infine clown, tutti reclutati e obbligati a combattere.

Il padre del piccolo Javier viene armato con un machete e spinto nella bolgia della guerra, verrà fatto prima prigioniero e poi schiavo, il tempo di salutare il figlio e di indirizzarlo verso un futuro di sofferenza e di vendetta, un futuro da pagliaccio triste.

Anni dopo ritroviamo Javier ormai adulto, siamo nel 1973 e Franco è ancora al potere, assunto come secondo clown in una compagnia circense fa la conoscenza del violento e alcolizzato Sergio e delle sua bellissima compagna Natalia, Javier si innamora perdutamente dalla donna che sembra ricambiarlo, sarà l’inizio di un escalation di violenza e morte.

 

Risultati immagini per balada triste de trompeta

 

Balada triste de trompeta è un film diseguale, un opera che procede per accumulo di generi e situazioni, si parte col richiamo storico (la guerra, la morte, l’infanzia segnata per sempre) e si finisce nella follia più completa, tra inseguimenti acrobatici, croci gigantesche e uomini volanti.

Le chiavi di lettura sono diverse, così come i sottotesti, a fare da collante la feroce critica rivolta al sistema dittatoriale Franchista, nel cuore della Spagna una ferita aperta che fatica a rimarginarsi, de la Iglesia ne fa metafora di un microcosmo (il circo) dominato dal terrore e in balia della violenza di un solo uomo, l’unico che si oppone è Javier, ma a spingerlo ce solo un amore cieco e senza speranza.

Natalia da donna amata si trasforma ben presto in oggetto del desiderio, un oggetto da possedere in esclusiva, Sergio e Javier sono entrambi vittima dello stesso male, una cieca forza che li spinge all’autodistruzione e che lentamente li trasforma in mostri, segnati nel fisico e nell’anima.

Ma il film di de la Iglesia (come tutti i suoi film) è prima di tutto un esperienza visiva, rimango sempre affascinato dalla capacità del regista spagnolo di amalgamare influenze diverse, di divertirsi con le citazioni senza farne il fulcro portante della pellicola, anche stavolta si passa con naturalezza dal dramma all’horror, dalla commedia al surrealismo, dal grottesco al fantastico.

Nella prima parte si porta avanti il triangolo amoroso, tre personaggi in un vorticoso gioco di passione e sangue, poi esplode la follia di Javier e tutto cambia, i registri del racconto vengono stravolti e lo spettatore si ritrova in un mondo quasi fiabesco, la foresta, il fango, il cinghiale e il colonnello cacciatore.

 

Carlos Areces en Balada Triste de Trompeta.

 

Las dos Españas de Balada Triste de Trompeta

 

Anche Javier viene fatto prigioniero, reso schiavo e trattato come un cane (in senso letterale), ma a differenza del padre lui è spinto da una ceca vendetta e da una mente ormai malata, le profezie di una blasfema madonna gli danno il via per la decisiva metamorfosi, il freak può prendere finalmente forma e portare il suo odio in giro per il mondo.

Balada triste de trompeta è un film bello e imperfetto, ormai sono convinto che il meglio del cinema di Alex de la Iglesia non andrà mai oltre questa definizione, che in fondo riassume perfettamente i tanti pregi e i tanti difetti di un cineasta comunque notevole, lontano dalla mediocrità delle masse e originale sempre e comunque.

Soprattutto nella messa in scena, vorticosa e avvolgente come poche altre, mai banale ma sempre ricercata pur restando funzionale al racconto, le influenze come le citazioni sono molteplici, le fiabe di Burton e Gilliam, le ossessioni di Hitchcock, le virate horror del primo Peter Jackson, anche se il film maggiormente omaggiato, per stessa ammissione del regista, è Lo sconosciuto di Tod Browning (storia di un clown senza braccia che si innamora di una bella e che in suo nome uccide).

Bravissimi i tre protagonisti, Carlos Aceres nel ruolo del “payaso” triste, Antonio de la Torre in quello del “payaso” tonto, bellissima e stronza la Natalia di Carolina Bang, il resto del cast non sfigura pur riscontrando una minor cura nella definizione dei personaggi secondari.

Menzione speciale per il main theme cantato da Raphael (Balada de la trompeta) e per la micidiale battuta del pagliaccio triste ai quattro terroristi che hanno appena fatto saltare l’auto del Primo ministro spagnolo (storico, Carrero Blanco 1973) “ Ma voi di che circo siete?”

Leone d'Argento a Venezia 2010.
Voto: 8

 

Qui i bellissimi titoli di apertura:

 

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