Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
Dopo una serie di rinvii, non è mai riuscito ad approdare nelle nostre sale questo film geniale ed esageratissimo di Alex De La Iglesia, regista spagnolo che alle spalle ha opere come La comunidad e Oxford murders. Sarà per via dell'escalation di violenza da Grand Guignol, o per l'intersecarsi di registro fiabesco e dramma sociale, fatto sta che in Italia i distributori hanno nicchiato sicché lo si può vedere soltanto in versione casalinga e sottotitolata.
Ambientato negli anni del franchismo - tra il 1931 e il 1973 - La ballata dell'odio e dell'amore non potrebbe essere più fedele al titolo: a dare carne e sangue ai due sentimenti è Javier (Areces), pagliaccio triste che proviene da una famiglia di pagliacci, il cui padre, antifascista, venne annientato dal regime di Franco, e che ha poi la sventura di imbattersi nella donna sbagliata, la bella Natalia (Bang), fidanzata con la star di un circo spagnolo tanto abile nel far ridere i bambini quanto capace di una violenza belluina (De La Torre). Esasperato dai continui maltrattamenti ai danni di Natalie, Javier decide di rendere la pariglia al rivale, andando così incontro a un'inimmaginabile deriva fisica, psichica e morale.
Se filmicamente - con le sue luci desaturate, la fotografia impeccabile, la perfetta direzione degli attori, il montaggio virtuosistico, gli angoli di ripresa mai scontati, le scenografie gotiche - il film è indubitabilmente un capolavoro, il passaggio, dopo i primi tre quarti d'ora, dal dramma sociale all'horror in chiave grottesca mette a nudo l'eccesso di ambizione del regista il quale, ancora una volta, finisce per strafare.
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