Regia di Vincent Gallo vedi scheda film
Limpidissimo riflesso su pellicola dell'autore. Ogni fotogramma conduce allo sguardo di Gallo, lasciandone cogliere la totalità caratteriale: egocentrismo, brame artistiche, voglia di divertire prima e scandagliare poi, prendendosi il tempo che gli pare e fregandosene dello spettatore con irresistibile noncuranza. Promises istiga alla decriptazione istantanea, ma va prima collocato e poi identificato. Come ogni film di acume e sottigliezza porta a riflettere in termini di minimalismo, invece andrebbe visto in quanto una torbida miscela indistinta, di cui circostanziare necessariamente i confini per poter scrutare più avanti e capire in quale zona cinematografica si trovi. E' presto detto: Terra di Nessuno, alla mercè di tutti. Ma si può solo occupare, non conquistare, almeno fin quando inventeranno una formula capace di racchiudere e definire l'intero cinema sperimentale. Promises è un film di doppie facce: autentico e costruito, improvvisato e ultraponderato. Eretto sulle contraddizioni che lo pongono a fluttuare tra il cinema dei fatti e quello empirico votato alla ricerca di purezza concettuale e stilistica. La trama dissimula l'esperimento, l'esperimento il pretesto, il pretesto non vuol celarsi: è la smania dell'onnipresente Vincent. A tutti gli effetti ubiquità artistica, anch'essa dalla doppia faccia: una ricolma di narcisismo, l'altra abbastanza saggia da comprendere che l'immagine è unica protagonista e non abbisogna di one man shows.
Dietro l'apparente pochezza di sostanza potrebbe celarsi qualunque cosa: tutto ciò di cui un film ha bisogno o magari un ridicolo capriccio fallimentare. Fatto sta che quasi mai capita di percepire così chiaramente il fiato un cineasta dietro le sue opere. Probabile che Vincent Gallo non riuscirà a raggiungere la perfezione desiderata pur essendo un fenomeno: possiede tutte le capacità necessarie, ma esagera nel voler cercare un'alternativa all'eccellenza e primeggiare in un mo(n)do tutto suo. Ostinazione patologica e necessità di esibirsi gli proibiscono da sempre di esprimere il massimo assoluto, pur non impedendogli di realizzare ammirevoli meraviglie. Eppure nel suo ossessionato amor proprio c'è del bene: del resto l'ostinazione è anche un sano princìpio, ed esibizionismo significa mai come in questo caso coraggio di mettere faccia e reputazione in ogni lavoro. L'anarchia narcisistica è propria di ogni maestro, in misure sempre differenti. La storia di quest'uomo è già scritta: qualunque cosa faccia, continueranno a venerarlo e odiarlo come sempre. Lui godrà di entrambe le cose.
dramma umano e artistico raffigurato nel modo più discutibile ed anticonvenzionale.
è ovunque, fa tutto. Sullo schermo, in cabina di proiezione, dietro e davanti la cinepresa. Decisamente oltre.
ci mette soprattutto volto e corpo
un affascinante mistero artistico
compare lo stretto necessario, non un secondo di più
apparizione incolore
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