Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
Un ritardato mentale vive insieme al fratello tossico ed è l’unico dei due che guadagna qualcosa distribuendo volantini per conto di un individuo losco (“Non è cattivo, è soltanto un po’ stronzo”); si adatta a fare lo zimbello per gli avventori del bar, si scontra quotidianamente con la prepotenza o l’indifferenza altrui. Un giorno si trova a lavorare accanto a una ragazza in cui può finalmente riconoscere un proprio simile: sembra aprirsi una possibilità di salvezza, ma non sarà così. Il film è diviso in capitoletti (i cui titoli corrispondono a frammenti di frasi pronunciate da qualche personaggio), stazioni di una via crucis laica al termine della quale non c’è nessuna resurrezione. Non condivido l’entusiasmo della recensione di Nazzaro: l’ordinaria mostruosità è troppo esibita, troppo programmatica, a cominciare dai ragazzotti che pestano un barbone nella prima scena; inoltre non mi convince il lungo monologo finale di Pietro, che dà troppe spiegazioni, e non tutte necessarie (es. il didascalico rapporto di causa ed effetto fra i chiassosi festeggiamenti per la vittoria della nazionale e la tragedia che ha segnato la sua vita). Però in effetti, nell’Italia di oggi, film del genere bisogna tenerseli stretti, al di là del giudizio di valore.
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