Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
A 6 anni da Nemmeno il destino, Gaglianone propone un film assai simile al precedente: nel budget ridottissimo (120mila euro per 12 gioreni di riprese), nella scelta della periferia torinese, nell'uso in soggettiva del sonoro (che sottolinea continuamente la necessità di astrarsi dal contesto sociale da parte del protagonista), nella predilezione per personaggi borderline. Anche se in questo caso si apprezza il coraggio di un'antinarrazione afasica e di una ridda di situazioni sgradevoli, Pietro presenta gli stessi difetti del precedente: un minimalismo che strizza smaccatamente l'occhio al cinema d'autore non riuscendo ad andare oltre il racconto di una società di lupi in costante degrado, dalla quale non ci salverà neppure la disperazione di un folle.
Secondo premio della giuria dei giovani al 63esimo festival del film di Locarno (2010).
Pietro (Casella) è un ritardato mentale 28enne di origini siciliane che vive nella periferia torinese col fratello tossicodipendente (Lattarulo). Quest'ultimo lo usa come fenomeno da baraccone e per i suoi traffici con la droga, mentre Pietro vorrebbe una vita onesta e ordinata e, per quanto può, cerca di tirare avanti con piccoli lavoretti come quello del volantinaggio. Ma un giorno Pietro non ne potrà più…
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