Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
Pietro (Casella, eccellente) è una maschera triste, un Keaton irriso e dolente, un dimenticato. Il film di Gaglianone, costruito in vari capitoli filmici, come fossero stazioni di una Via Crucis laica e pasoliniana, lo pedina, lo osserva, mentre, come maschera, attraversa una grande città del nord, Torino, zoppicando e sentendosi alieno in un mondo cupo, grigio, violento, quasi post apocalittico. E si era nel 2010 e oggi le cose sono anche peggio. Pietro è un puro, un uomo buono, che proprio per queste qualità viene emarginato dai "vincenti", uomini vuoti, mostri, che vivono di dipendenze e arroganze. Ma Pietro è un "cane di paglia", e un bel giorno troverà la "redenzione" che proprio questo mondo violento gli ha instillato, goccia dopo goccia. Un cinema bello e raro, come spesso lo è, quello di Gaglianone, completamente al di fuori delle leggi del mercato e proprio per questo sempre più necessario. Una spina in gola per tutti quelli che si sentono, anche solo in parte, ancora degli esseri umani.
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