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La mia signora

Regia di Tinto Brass, Luigi Comencini, Mauro Bolognini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La mia signora

di hallorann
8 stelle

LA MIA SIGNORA è una delle migliori commedie a episodi degli anni sessanta. Non è un semplice veicolo per la comicità di Alberto Sordi e il talento di Silvana Mangano ma qualcosa di più. E’ la sintesi della loro straordinaria bravura, compendio perfetto delle loro tante sfaccettature interpretative. Nel primo e nell’ultimo episodio appare il Sordi macchiettistico, da fumetto e di derivazione radiofonica, in ERITREA il cialtrone italiano per antonomasia, in I MIEI CARI quello drammatico e in LUCIANA il riassunto di tutti questi caratteri. La Mangano passa con uguale disinvoltura dalla donna infelice e sofisticata di LUCIANA alla verace e popolana di ERITREA fino ai registri brillanti e spocchiosi degli altri personaggi. Il primo e l’ultimo L’UCCELLINO e L’AUTOMOBILE, scritti da Rodolfo Sonego, furono diretti da Tinto Brass ancora sotto contratto con Dino De Laurentiis dopo l’esperienza positiva ma anomala de IL DISCO VOLANTE nel percorso dell’autore veneziano. Svelti, veloci, farseschi e quasi inconsistenti. Si vola alto con la satira sul boom di ERITREA, scritto da Marcello Fondato e diretto da Luigi Comencini: l’ingegner Sartoletti vuole costruire un complesso alberghiero su un parco, “Maledetti speculatori, state rovinando l’Italia” urla un residente alle ruspe che lavorano anche di notte. Il progetto viene bloccato ma Sartoletti non demorde e tallona un importante onorevole che potrebbe sbloccare la pratica. Ingaggia una prostituta di nome Eritrea incontrata per caso e scambiata dall’onorevole per moglie dell’ingegnere. La donna però entra troppo nella parte della signora e molla uno schiaffone all’uomo politico dalla mani lunghe nel momento tanto atteso da Sartoletti.  "Che sei tu? - La signora Sartoletti - Sei 'na battona!"...“Ma se io ti ho mandato dall’onorevole è perché sei una che becca la diecimila!” – An ‘vedi questo – M’hai rovinato…due miliardi e mezzo ho perso…”. Ma a tutto c’è rimedio e il progetto decollerà, signora compresa. Sordi e Mangano coppia spettacolare, lui perfido e meschino, lei svampita e mignotta al punto giusto con la partecipazione del grande Claudio Gora. Morale: dove non arrivano i soldi può il sesso. Cinico, spietato e malinconico l’episodio I MIEI CARI con Sordi truccato da malato perché ricoverato permanente in ospedale e la Mangano moglie giovane, ossigenata e senza cuore. Da un soggetto di Goffredo Parise, sceneggiato dal sempre acuto Sonego e diretto bene da Mauro Bolognini. Si segnala nei panni di Suor Paolona Sora Lella. “De che te lagni, stai tanto bene qui, pensa a quelli che stanno a lavorà”. L’episodio più bello probabilmente è LUCIANA, scritto da Sonego e diretto ancora da Bolognini. All’aeroporto Sordi e la Mangano salutano i rispettivi partner in partenza per New York, un guasto all’aereo li costringe a rientrare, nell’attesa le due solitudini - entrambe infelici e ostaggio di coniugi tiranni - trascorrono una giornata insieme, si consolano a vicenda, si amano e finiscono a letto. A fine serata ritorneranno alle loro gabbie. “Ciao bestia!” lo apostrofa la moglie ad Albertone, “Ciao testolina” il marito a Luciana/Silvana, constateranno che tutti i potenti sono astuti e crudeli. Stupenda l’intesa tra i due attori, amici anche nella vita, indimenticabili e irraggiungibili.

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