Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
Fernando Di Leo non poteva chiudere la carriera in maniera più indecorosa che con questo action/thriller sconclusionato, dalla trama (sceneggiatura del regista stesso) banale e involuta, con un budget ridicolo e interpreti - ma a questo Di Leo era già abituato - discutibili. Il monolitico e monoespressivo Henry Silva sembra Brando di fronte al futuro sosia di D'Alema della compagnia del Bagaglino, ovvero Alberto Janni (nome completo Alberto Colajanni), mentre sulla Di Lazzaro nel ruolo di femme fatale si può dire di buono soltanto che ha il fisico per poterselo permettere. Ma in quanto a doti attoriali, fare un paragone fra questi ultimi due nomi è una competizione suicida. Nel cast inoltre c'è (e va salvato) Franco Diogene, caratterista sfruttato piuttosto spesso dal cinema italiano di quel periodo. A complicare la faccenda ci si mettono i dialoghi, che sembrano scritti con la medesima fretta con cui si immaginano compilati i fumetti dei fotoromanzi; gli effetti speciali sono ridotti a un modellino di cartone (nella scena dell'esplosione della fabbrica), all'utilizzo completamente fuori luogo di un bazooka (per uccidere tre-quattro persone a dieci metri di distanza non bastava una mitraglietta?) e a un puma visibilmente giocherellone nel ruolo di insaziabile mostro divoraumani. Il risultato complessivo è un penoso trash involontario che sporca la memoria di un buon regista di lavori a basso (ma raramente così basso) budget e tante (e raramente furono così poche) idee. 2/10.
Uno spregiudicato industriale chimico assolda una banda di tre delinquenti per assaltare uno stabilimento. I tre, pur compiendo la missione, si ritroveranno alle calcagna dei pericolosi nemici.
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