Regia di Zack Snyder vedi scheda film
In un mondo fantastico non ben precisato si contendono il potere i Gufi guardiani e i Puri.
Film notevole per ispirazione ma anche dal punto di vista visivo e meramente spettacolare. Lo dirige Zack Snyder, il regista di film interessanti e dal piglio originale come Watchmen, L'alba dei morti viventi e il più celebre di tutti, 300. E proprio con 300 Il regno di Ga' Hoole, tratto da una saga fantasy firmata da Kathryn Lasky, condivide il respiro epico; un tratto, forse il tratto più interessante del film sulle Termopili e che evidentemente Snyder possiede, se è vero che il suo film immerge appassionatamente lo spettatore coinvolto in una storia che pare lontanissima dalla realtà e dalla verosimiglianza. Ed è un respiro, quello epico, che in un cinema sempre più dominato da effetti che paiono appiattire piuttosto che sostenere la storia, è da salutare con piacere. La storia, affascinante con al centro temi cari al regista americano come la libertà e il sacrificio personale contro la tirannia, vede il contrasto tra due fratelli gufi, che, rapiti da una casta di gufi spietati che vorrebbero dominare il mondo, prendono, seppur con dolore, due strade distinte. Soren abbraccerà la causa del Bene, e volerà con una compagnia di amici volatili un po' improvvisata, fin nel cuore del regno dei guardiani; Kludd invece troverà in una sorta di Regina Bianca, a capo dei Puri, la propria nuova famiglia. Tanti, tantissimi riferimenti al fantasy recente e passato: se infatti lo scheletro narrativo ripercorre passo dopo passo la vicenda de Il signore degli anelli, e Snyder, ambiziosamente, sottolinea in modo insistito l'ispirazione della trilogia di Peter Jackson, il cuore del film, sta nel rapporto tra il protagonista, Soren, e un maestro vecchio e acciaccato che gli insegnerà a seguire quello che nel linguaggio dei gufi è il ventriglio mentre nel linguaggio del cinema si chiama forza. Insomma, uno Yoda barbagianni. Emozionante nelle sequenze d'azione, molto ben dirette, nonostante Snyder ecceda in quello che ormai è il suo marchio di fabbrica, i diffusi ralenti plastici, ben caratterizzato nei personaggi principali, il film ha soltanto due difetti, piuttosto significativi: forse per compiacere a un pubblico più giovane, che si spaventerà comunque per alcune sequenze piuttosto spettrali, Snyder inserisce nel vivo dei momenti più drammatici personaggi-macchietta per stemperare forse l'azione: ma il gioco non regge e la simpatia, discutibile peraltro, di questi gufetti cattivi e stupidi stona in un contesto assolutamente naturalistico fatto di sangue, tenebre, istinto, rapimenti e boli (i topi digeriti e poi vomitati dai gufi). E poi la durata: per una volta tanto troppo breve per un film dal respiro davvero grande ed eterno. Anche solo mezz'ora in più avrebbe dato la possibilità allo spettatore di capire un po' di più della logica di alcune scelte e dell'origine di altrettanti personaggi, a volte, soltanto accennati.
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