Regia di Carlo Fusco vedi scheda film
Come mai si continuano a produrre film che non vantano nemmeno il minimo sindacale di una pessima fiction? Prigioniero di un segreto è l’esemplificazione cocente di un cinema italiano regredito a un analfabetismo formale a dir poco aberrante. La parabola di Stefano, la storia di un criminale buono come recita il sottotitolo del film, è la somma indigesta di una serie di argomenti quali bullismo, pedofilia, mafia, pentitismo, carcere e film adolescenziale. Fusco, totalmente inconsapevole della sua assoluta mancanza di talento, tenta l’affresco socialgenerazionale; corteggia il mafia movie, azzarda l’introspezione psicologica, lancia allarmi sociali e filosofeggia sui massimi sistemi. Il tutto affidato all’improbabile Andrea Iervolino che per l’occasione si dota di drammatiche occhiaie nere. Complici del disastro Stelvio Cipriani, Tony Sperandeo, Angelo Infanti, Ciro “Gomorra” Petrone e Antonella Ponziani. A Franco Nero, barbone che racconta la storia del protagonista come un cantastorie da discarica, sono affidati alcuni dei dialoghi più imbarazzanti degli ultimi anni. Come è possibile che un interprete del suo rango che ha lavorato con cineasti di valore assoluto si perda in operazioni inqualificabili come questa?
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