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La donna che canta

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su La donna che canta

di alan smithee
8 stelle

Un presente canadese che si interfaccia drammaticamente con un passato controverso e devastante a localizzazione libanese, per raccontare, con lucidità e perizia, ma anche profondo e sincero trasporto, la sconvolgente scoperta che incombe sui due gemelli Jeanne e Simon nel momento in cui si ritrovano nell’ufficio di un notaio amico della loro madre defunta, a venire informati delle volontà testamentarie della deceduta.

In pochi sostanziali ed adrenalinici minuti vengono a sapere non solo di avere un altro fratello, ma altresì che il loro padre, creduto defunto da anni, è in realtà ancora vivo.

La reazione dei due fratelli è opposta e controversa: la ragazza si mette subito alla ricerca della madre, mentre il fratello, rancoroso per tutti i segreti che la donna ha tenuto per sé, impiega del tempo ad unirsi alla sorella per scoprire la verità. Una verità scomoda, difficile da accettare, che farà male e risulterà difficile da accettare, quando i ruoli di famiglia si incastrano e si scambiano il passo in modo innaturale per circostanze e scherzi crudeli del destino.

scena

La donna che canta (2010): scena

Villeneuve, lucido più che mai nel suo racconto crudele, incredibile eppure anche realistico, trova il tempo per spiegarci nel dettaglio chi fosse davvero Nawal Marwan, donna cristiana rimasta vedova ancora prima disposarsi per mano dei suoi stessi fratelli, fermamente contrari al fatto che la sorella masse un infedele. Diventa una guerrigliera, mossa contro quella cristianità che l’ha resa anche orfana del frutto di un amore interrotto prima del tempo.

E il percorso di una vita spesa in prigionia, fra torture indicibili e violenze di ogni tipo, regala come unica consolazione due gemelli che potranno in qualche modo esaudire i desideri estremi di una vita tribolata, estrema, piegata indelebilmente dalla violenza che si annida nell’umanità dall’inizio dei tempi.

Denis Villeneuve con La donna che canta (è il soprannome di Nawal guadagnato dalla donna durante il lungo periodo di prigionia) diventa il regista famoso, apprezzato e pluripremiato che oggi conosciamo ed ammiriamo in ogni sua opera che egli con una certa puntualità ci ripresenta di anno in anno, confermando una eccletticità e una padronanza del mezzo cinematografico, una lucidità del racconto e una destrezza registica davvero esaltanti.

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