Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Il cinema contemporaneo ha molto da imparare da un film come questo. Il cinema che si spinge a una violenta pornografia, che eccede per stupire o colpire, che si gigioneggia sugli effetti speciali, sul trucco, sull'azione e sembra quasi volere nascondere il nulla, in questo film potrebbe trovare un esempio di come dovrebbe essere per essere grande cinema.
Anche se questa pellicola è un adattamento da una piéce teatrale, non risente assolutamente dello schematismo di un'opera teatrale. La ricchezza di dialoghi non schiaccia la narrazione cinematografica, fatta di immagini, musica e interpretazione. Le attrici protagoniste (madre e figlia) sono intensissime, Lubna Azabal mostra una capacità interpretativa notevole in un ruolo tutt'altro che facile: lei è la donna innamorata, la donna disperata, la donna disincantata, la donna tenace, anche la donna attraente e la donna torturata e tutta questa gamma di emozioni che le richiedeva il ruolo le ha fatte rivivere con una naturalezza incredibile, guidata probabilmente da un regista che ha il gusto della narrazione e dimostra di saper sottrarre al punto giusto da rendere la pellicola di altissimo livello senza strafare e senza fastidiosi eccessi.
Tutto scorre scuotendo l'albero spettatore senza cercare lacrime, ma puntando un pugno nello stomaco fin dalle prime scene, fino a coinvolgerlo e a mostrargli una via di pace, una possibile strada da percorrere per spezzare la spirale di violenza che l'uomo genera e persegue in uno scenario fatto di reazioni distruttive che perdono ogni senso e ogni ragione di esistere.
La regia e il montaggio sono onnipresenti con una tecnica magistrale. Non è solo il movimento della camera che ricerca in primi piani la profondità degli occhi sul volto delle attrici e le emozioni delle loro mani, ma è anche la distribuzione e l'uso di una colonna sonora più che adeguata; è il sapere dosare l'efferatezza dell'immagine di un bus che prende fuoco con a bordo uomini, donne e bambini facendo provare sgomento e brividi senza lacrime; è il sapere usare le pause per alimentare la tensione; il sapere rispettare lo sguardo dello spettatore mostrando la violenza per vie indirette, facendogliela provare e immaginare con il pensiero mostrandone solo le conseguenze.
Insomma, un film che mi ha conquistato e che me lo ha fatto ritenere il migliore che ho visto al cinema nell'ultimo anno, con il desiderio di averlo nella mia videoteca personale come prova di quello che vorrei fosse il cinema contemporaneo.
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