Regia di Antonio Capuano vedi scheda film
un film sfuggente, che ho cercato di catturare, ma come una specie animale molto schiva, non sono riuscito quasi a scorgere. ciro è nel carcere minorile perchè deve scontare la violenza carnale di grupp ad irene. la ragazzina cerca di elaborare il fattaccio nella sua bella villa lontana dalla città e da tutto, seguendo una terapia con la psicologa che sembra più un battibecco. ciro elabora il dolore inflitto in carcere. attraverso vari laboratori, con gli psicologi e poi scrivendo lettere su lettere alla vittima. il modo di narrare e di girare di capuano probabilmente si ispira al fatto straordinario successo. l'impossibilità per i due ragazzini di spiegare cosa è successo all'una e cosa ha fatto l'altro. due vite in divenire che subiscono un brutale arresto. domande che tormentano i due ragazzi e le domande degli psicologi che nessuno dei due ragazzi ha voglia di ascoltare. i genitori ci sono ma quello che è successo riguarda loro e nessun'altro e difatti per un breve periodo irene risponde alle lettere di ciro, tanto che questo le spedisce un posacenere con i nomi di entrambi e che la madre presenta alla figlia in una lunga e sospesa scena di sguardi, che è poi la madre ad abbandonare. da qui una ripartenza. irene se ne va in america col fidanzato e ciro esce dal carcere. uno sguardo altro, molto defilato, intimo e distintivo dell'autore su un fattaccio purtroppo ricorrente. napoli è vista soprattutto con gli occhi di una ragazza nata e cresciuta nella città, che però non la conosce. bellissime le scene di capuano che riprende squarci e particolari di vicoli e palazzi con uno sguardo quasi da archeologo che scopre una città nuova e mai vista. il dolore, come nella piece portata a teatro da gifuni, porta i ragazzini a scoprirsi, a vedersi nuovamente dopo che quel fattaccio li aveva portati a dimenticarsi. si riscoprono con la possibilità più unica che rara di ricominciare da capo.
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