Regia di Antonio Capuano vedi scheda film
Per l'ennesima volta, Capuano - che aveva dato prove di gran lunga migliori con Vito e gli altri, Pianese Nunzio e La guerra di Mario - coniuga gli assi portanti del suo cinema: il disagio giovanile e il contesto strettamente partenopeo. Stavolta però le cose funzionano davvero male: la regia si preoccupa troppo del piano figurativo trascurando quello narrativo, molti inserti sono del tutto gratuiti (perché quella lunga sezione sul tema della memoria? Perché la scena col musicista indiano? Perché imbruttire senza spiegazioni Valeria Golino, appioppandole dei sopracciglioni in stile Beppe Bergomi?), la vicenda si muove tra il retorico e l'inverosimile ma ciò che è peggio è la scelta di Irene De Angelis nel ruolo di protagonista, tanto inespressiva e noiosa da garantire l'orchite.
Ultimo film per Corso Salani, scomparso prematuramente a causa di un infarto dopo le riprese.
Irene (De Angelis) è una diciottenne di agiatissima famiglia napoletana. Una sera, rientrando a casa, viene stuprata da alcuni minorenni. Il giorno seguente uno di loro, Ciro (Agrio), si autodenuncia, facendo catturare anche il resto del branco. Trasferito nel carcere minorile di Nisida, Ciro comincia a scrivere lettere d'amore a Irene.
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