Regia di Antonio Capuano vedi scheda film
Dispiace vedere un film come questo praticamente ignorato dal pubblico,dispiace vederlo in una sala quasi completamente vuota.Lo spunto è un fatto di cronaca di quelli con cui si convive quotidianamente,purtroppo:a Napoli giovane studentessa,Irene, viene violentata da un branco di ragazzotti che forse non hanno capito neanche quello che hanno fatto.Uno di loro,Ciro, si autodenuncia e spalanca per sè e per gli altri le porte del carcere minorile di Nisida.Il film di Capuano segue le traiettorie sinuose che portano al percorso di maturazione definitiva di entrambi nei loro rispettivi mondi.Nisida è dominata dall'azzurro del cielo e del mare,dal calore della luce solare,dai colori delle magliette da calciatore taroccate dei detenuti e dal'ariosità delle loro stanze ,pur se delimitate da quattro sbarre metalliche.Il mondo di Irene,rampolla della Napoli bene è invece incarcerato in interni soffocanti,tetri,cromaticamente freddi.Sia Ciro che Irene cercano di uscire dalle loro momento di empasse amplificando il dolore autoinflitto dalla propria solitudine.Lui fa a pugni con tutti,non si apre con gli assistenti sociali,scrive lettere a lei in attesa ,rabbiosa,di una sua risposta.Lei che quelle lettere le ha ricevute,cerca lo stato emotivo giusto per leggerle dopo averle tenute segrete alla famiglia.Le strappa,le ricompone,vive con la mente lontano dai suoi affetti,dalla madre,dal padre che è sempre assente,dal fidanzato che non riesce a capire neanche la centesima parte del travaglio interiore che corrode Irene,tanto da farla rifugiare in teatro e in lunghe passeggiate nei bassifondi di Napoli.Irene vive lontana anche da se stessa e dal proprio corpo che dopo quella tragica sera non riesce più ad accettare.Ciro scrivendo riesce parzialmente a uscire fuori dall'isolamento anche se la necessità di fuga lo porta sempre in mezzo ai guai.Il film di Capuano è praticamente diviso in due:da un lato una prigione vera,dall'altro una prigione metaforica molto più inquietante di quella vera.Il film è di grande raffinatezza visiva(ottima la fotografia) concedendo alcune sequenze di struggente bellezza:come la panoramica sull'isola di Nisida fino ad avvicinarsi al carcere minorile dopo che la cinepresa è stata come intrappolata in interni soffocanti(e paradossalmente il carcere di Nisida sembra ossigeno puro che si contrappone alla prigione virtuale inquadrata appena prima).Oppure come la sequenza di Irene davanti allo specchio:per me la sequenza chiave del film,quella in cui spogliandosi davanti allo specchio è come se si riappropiasse definitivamente del proprio corpo dopo averlo tanto maltrattato con la bulimia.La cinepresa di Capuano si muove sapiente negli spazi angusti di interni medioborghesi( ben più inquietanti degli stanzoni di Nisida),negli uffici anonimi delle assistenti sociali(una Valeria Golino versione moglie dell'Uomo Lupo con sopracciglioni folti quasi a unirsi e baffetti ),nei vicoli affascinanti della Napoli storica ,nell'acqua limpida marina in cui i ragazzi si tuffano e si divertono. Se posso imputargli un difetto è quello di essere riconciliatorio a tutti i costi.Le ultime sequenze,di soli sguardi,con Ciro e Irene cresciuti e in luoghi diversi ma idealmente uno di fronte all'altra,pur formalmente bellissime lasciano un senso di straniamento,come se tutto ad un tratto il passato fosse stato dimenticato del tutto.Ecco forse questo ottimismo catartico così manifesto è su una lunghezza d'onda diversa rispetto a quanto visto precedentemente....
la regia formalmente è di primissimo livello:Ottimo anche il lavoro sui giovani attori
perfetta
due occhi illuminanti
in versione irsuta cerca di tirare fuori le sue doti recitative
il suo ultimo impegno
sempre molto bella
non male in una parte secondaria
sempre affidabile
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