Regia di Anna Boden, Ryan Fleck vedi scheda film
Film che riesce a figurare come gradevole, per quanto tutt’altro che penetrante e determinato, che trova, secondo il mio parere, buone strade espositive per entrare in punta di piedi, senza pretendere di insegnare niente a nessuno, in territori cinematografici piuttosto insidiosi e che vantano capisaldi praticamente irraggiungibili.
Il punto di vista è quello giovanile, non quindi un vero problema psichico (come quello che hanno la maggior parte degli ospiti della struttura), ma un disagio che tende a colpire chi fin da giovane non si ferma solo di fronte all’apparenza, ed al comune gradimento, ma che ha già una prontezza propria di età ben più mature.
Craig (Keir Gilchrist) è stressato, pensa al suicidio, ma fino ad un certo punto visto che decide di farsi curare per uscirne.
Finisce così giocoforza per cinque giorni nel reparto psichiatrico di un ospedale dove conoscerà il disagiato Bobby (Zach Galifianakis), imparerà così in modo veloce tante cose sulle difficoltà della vita e conoscerà anche un possibile amore avvicinandosi alla tumultuosa Noelle (Emma Roberts).
Pellicola tutt’altro che indimenticabile, ma comunque caratterizzata da un buon approccio alla materia e ricca di idee riempitive che riescono anche a far volare la fantasia fuori dalle quattro mure laddove si svolge l’intera azione.
In questo campo risulta calzante la proposizione di gruppo di “Under pressure” dei Queen con il Duca Bianco, un modo per uscire dagli schematismi collaudati, espediente che, in forme diverse, viene comunque utilizzato in più circostanze per riempire le dinamiche di fondo della storia.
Per il resto il racconto procede in prima persona, tra pensieri ed azioni, seguendo il protagonista, ma l’insieme, pur senza andare molto oltre alle apparenze, risulta comunque leggero e forse banale, ma anche immediato e piuttosto congeniale per ottenere un sincero riscontro partecipativo.
Infine il finale è conciliante e liberatorio (cioè un po’ banale), ma sviluppato con un buon montaggio (tutte le cose che il protagonista finalmente fa con Noelle) e soprattutto in grado di dar vita a sensazioni avvolgenti e nitide.
In conclusione si tratta di un prodotto senza grandi pretese, ma anche in grado di farsi piacere, non sentito fino in fondo al midollo, ma rappresentato con vitalità e senza preclusioni.
Vivace.
Nessun tentativo di cinema "alto", ma ci mette tanta buona volontà nell'esposizione con qualche idea in più ben sviluppata.
Senza essere audace (nel caso probabilmente avrebbe pagato pegno), sa valorizzare la vicenda.
Discreto.
Nessun tentativo di cinema "alto", ma ci mette tanta buona volontà nell'esposizione con qualche idea in più ben sviluppata.
Senza essere audace (nel caso probabilmente avrebbe pagato pegno), sa valorizzare la vicenda.
Discreta.
Ha il volto da perenne "titubante" che ben si presta alla causa.
Non lascia comunque la sensazione di poter far molto di più.
Più che sufficiente.
Si è sempre detto che è un pazzo scatenato per cui un ruolo del genere doveva prima o poi affrontarlo.
Ed alla fine si controlla più del solito risultando aderente alle circostanze.
Nel suo piccolo efficace.
Presenza "estranea", un piacere soprattutto sul finale.
Vivace.
Ruolo ordinario espletato con la dovuta disinvoltura.
Più che sufficiente.
Parecchio vispa quando compare (cioè raramente).
Pienamente sufficiente.
In un ruolo di contorno, sa cosa fare e lo fa bene con la dovuta ironia.
Pienamente sufficiente.
Solo scampoli per lei (è la madre di Craig).
Volto che non si scorda mai, ma del quale non si ricorda mai il nome.
Qui è il padre di Craig.
Pienamente sufficiente.
Sufficiente.
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