Regia di Edgar Wright vedi scheda film
"I cinecomics sono veleno, un genocidio culturale che tartassa il pubblico di esplosioni e cazzate simili" (Alejandro Gonzales Inarritu).
"Cosa c’è di sbagliato nei film dei supereroi? Davvero non saprei. Stai parlando con uno che ama guardare quel genere di film. La gente avrebbe bisogno di farsi una vita, se sta seriamente tenendo discussioni simili. Penso che quei film abbiano una cattiva reputazione" (Paul Thomas Anderson).
Pochi dubbi su chi tra i due cineasti abbia ragione, tutta la vita Paul Thomas Anderson, il più grande regista americano sorto negli ultimi 30 anni, che evidentemente ha compreso come il problema non sia il genere cinecomics in sè, ma dalla saturazione fatta e dalla nefasta idea di andare avanti con l'universo condiviso che lungi dal dare linfa vitale a tale filone, ne ha decretato la morte artistica, per via di una concezione seriale e non cinematografica verso il genere.
Le parole di Inarritu sono sintomo di snobberia intellettuale, non suffragata neanche da una filmografia all'altezza di poter criticare tali opere, poichè fatta di pellicole sopravvalutate, tra cui l'osannatissimo Birdman (2014), che prendeva di mira i cinecomics in modo imbarazzante, quando poi con il suo film mirava al riconoscimento dell'industria da lui presa di mira (oscar puntualmente arrivati), purtroppo per lui molti cinefumetti sono superiori alla sua sbobba osannata, tra cui Scott Pilgrim vs the World (2010) di Edgar Wright, che segna anche dei passi in avanti dal punto di vista della messa in scene, miscelando influenze che vanno dal fumetto, al cinema, all'animazione orientale, ai videogame anni 80', alla musica indie-rock fino ad un ritratto caustico dei post-adolescenti contemporanei, una generazione che ha subito la crisi del 2008 in pieno, così come il mondo globalizzato per via dell'avvento della digitalizzazione, rifugiandosi in subculture, poco capite dagli adulti (nel film non è un caso che siano totalmente assenti) quanto dalla società, vivendo in una costante incertezza che Wright però invita a superare con un liberatorio finale, che forse traccia finalmente una strada possibile da percorrere.
Scott Pilgrim (Michale Cera), 22enne canadese di Toronto, suona il basso in una band indie-rock assieme ai suoi amici e vive in un monolocale condividendo l'affitto con il coinquilino gay Wallace (Kieran Culkin). Porta avanti una pigra relazione sentimentale con Knives Chau, una liceale sino-americano, con grande sconcerto dei suoi amici e della sorella, finchè non incontra la ragazza dei suoi sogni (letteralmente), la misteriosa Ramona Flowers (Mary Elizabeth Winstead) 24enne americana fattorina di Amazon, con la quale riesce a mettersi insieme scaricando senza tanti complimenti Knives; purtroppo per Scott per continuare a stare assieme a Ramona, dovrà affrontare e sconfiggere ad uno ad uno i suoi 7 malvagi ex fidanzati, una lega fondata da Gideon (Jason Schwarztman), uno dei ragazzi scaricati da Ramona in passato.
Struttura tipica di un picchia-duro a livelli come se fosse un videogioco cabinato anni 80', con tanto di premi in "monetine" quando Scott sconfigge il suo avversario, narrato attraverso livelli di difficoltà negli scontri sempre maggiori, Wright riscatta la ripetitività insita nello schema, con numerose idee visive differenti in ogni singolo combattimento, spaziando da scontri fisici, a vere e proprie battaglie sonore, dimostrando una fantasia estrema nella messa in scena ed enorme abilità tecnica, nell'uso dei carrelli digitali, negli split-screen stile tavole fumetto e nell'adozione di un montaggio prettamente sull'asse, per rappresentare i tanto cari "versus"; un videogioco che diventa cinema, che si trasforma in cartoon, un Raimi, ma spinto all'estremo grazie alle tecnologie digitali, con un'anima ultra-pop e fieramente nerd, con citazioni musicali e fumettistiche spesso non banali, godibili appieno solo da uno spettatore che indubbiamente ha una conoscenza di tale mondo, perchè Scott Pilgrim vs the World, è un'opera rivolta in primis alla generazione tardi anni 80'-inizio 90', che hanno quindi l'età dei personaggi della pellicola.
Per nulla agiografico, Wright cattura appieno lo spirito del fumetti indipendente di Brian Lee O'Malley da cui è tratto il film, ritraendo in modo anche negativo i suoi personaggi, Scott Pilgrim complice anche la "faccia da schiaffi" del suo interprete Michael Cera, è un essere che si crede chissà chi, con tratti di superiorità nei confronti delle ragazze che frequenta, in fin dei conti immotivata, visto il suo comportamento patetico nei confronti di Knives e poi verso la stessa Ramona della quale non accetta la sua volubilità, indipendenza e nè il suo cambiar colore dei capelli una volta a settimana (troppo impulsiva secondo lui), così come la stessa ragazza è meno innocente e "vittima" di come ella appaia inizialmente, anche perchè tutti i suoi ex-ragazzi sono stati scaricati beatamente da Ramona in modo repentino e brutale, tanto che la rabbia nei suoi confronti risulta in fin dei conti giustificata.
Commedia, sentimentale, azione e coming of age, una mescolanza di generi che corrispondono ad altrettante soluzioni visive che faranno impazzire coloro che sono dentro tale mondo, tramite l'utilizzo della barra del livello della vita che si accorcia, attivazione della modalità a due giocatori, punti vita, didascalie ironiche, onomatopee fumettistiche, ruota della fortuna mentale etc… soluzioni che talvolta sfociano in situazioni di umorismo un pò non-sense e troppo geek (ma è un film da vedere in lingua originale, l'adattamento in italiano ha banalizzato molto), ma indubbiamente la pellicola diverte molto, l'azione è inventiva al massimo, ci sono delle battute e dei dialoghi molto gustosi e si diverte molto nella presa in giro dei suoi personaggi e di certe mode imperanti (la presa per il culo ai Vegani ed il loro sentirsi superiori per via della loro alimentazione è una satira riuscitissima). Lo stesso Scott non ne esce immune, vista la sua timidezza, con cui si approccia per la prima volta a Ramona, tramite l'imbarazzante (ma al tempo stesso interessante nella sua storia) racconto sulle origini del nome di Pac-man, che giustamente lascia interdetta la ragazza, che finisce per vederlo come un mero sfigato imbranato, liquidandolo così alla festa; ma la perseveranza paga e alla fine ottiene un appuntamento; quei momenti di intimità tra i due nella profonda notte bianco-nera scenografica di Toronto, conferisce un carattere singolare alla componente sentimentale, che si sviluppa in modo originale tramite la sovra-struttura videoludica, che finisce per cementificare il legame tra Scott e Ramona, nato da basi frettolose e superficiali, che vengono superate tramite una simbiosi tra i due protagonisti, Scott per la prima volta lotta per una persona che mette prima del proprio egocentrismo e Ramona arriverà a combattere a suon di martellate e spadate, per un legame che percepisce come totalmente differente dai suoi precedenti, percorrendo la strada insieme e perchè no; magari una seconda possibilità come in ogni videogioco che si rispetti, perchè la finzione influenza essa stessa la realtà.
La natura mista di Scott Pilgrim vs the World, lo pone in una nicchia al di fuori di ogni schema precostituito, i suoi personaggi non sono macchiette bidimensionali, nè vivono di stereotipi, ma sono tutti caratterizzati, ma non tramite la dialettica, ma attraverso le idee visive di look e messa in scena, questa bizzarria nel linguaggio visivo e l'uso di attori non incapsulabili in un preciso standard come Michael Cera che è si un geek credibile, ma ha anche caratteristiche che lo rendono a suo modo un figo altezzoso, così come Mary Elizabeth Winstead, diventata l'oggetto di culto dei nerd con la sua Ramona, non ha le caratteristiche nerd e nè della finto alternativa, perchè tale film ribalta le aspettative dello spettatore, venendo per questo motivo punito con un sonoro flop ai botteghini con 45 milioni di incassi a fronte di un budget di 85 milioni, evidentemente la narrativa transmediale ha spiazzato il pubblico, che poi ha visto un ritratto nerd totalmente atipico rispetto alle stereotipate idee comuni, per fortuna la critica gli ha tributato elogi immensi, contribuendo a trasformarlo a 10 anni di distanza dalla sua uscita uno dei pochi flop del nuovo millennio ad essere divenuti un cult, risultato notevole per una società che fagocita e dimentica il tutto alla velocità della luce.
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