Regia di Michel Gondry vedi scheda film
La tendenza del nuovo millennio è quella per cui anche i cineasti più indipendenti cedono ai soldi delle major per dedicarsi al cinecomic. È successo a Singer, Nolan, perfino a Branagh, accade ancora più clamorosamente a Michel Gondry, autore molto indie e clamorosamente originale di pellicole come “Eternal sunshine of spotless mind” o “Human nature”. Ed originale, nel senso di atipico, sorprendente e memorabile, vorrebbe apparire anche questo “The green hornet”, trasposizione cinematografica del fumetto omonimo (“Il calabrone verde” in italiano), diventato poi fenomeno anglofono anche in TV e perfino in radio. Tuttavia, il taglio umoristico intrinseco al plot sul grande schermo si sovraccarica di ulteriori elementi ironici, come una sceneggiatura che scardina tutti i topoi del genere, l’affidamento del ruolo di protagonista al comico-demenziale Seth Rogen, il ruolo della spalla affidato ad un clone di Jackie Chan, Jay Chou, che unisce insieme i ruoli del maggiordomo Alfred, della spalla Robin e di Q di 007: troppa roba per non rendere questo film la parodia di se stesso.
Tecnicamente nulla da dire: pazzesco lo split screen multiplo di metà film o il piano sequenza nelle battute finali, così come di pregevole fattura i titoli di coda, in perfetto stile comics anni ’60. Buone anche le interpretazioni, ma la sensazione alla fine della visione è di un film di supereroi improponibile e goffo. Per chi cerca una alternativa al cinecomic classico, Gondry confeziona un esemplare di pregevole fattura, ma per chi adora i supereroi senza macchia né paura, tormentati e un po’ sfigati, si consiglia di guardare altrove.
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