Regia di Michel Gondry vedi scheda film
In un periodo in cui le pellicole sui supereroi non fanno altro che proliferare, tutte inequivocabilmente uguali a loro stesse, "Il calabrone verde" di Michel Gondry riesce a distinguersi dalla media grazie ad una pungente autoironia, ad un'appropriata scelta di casting e ad alcune trovate di regia difficilmente riscontrabili nel genere. Scritto (a quattro mani con Evan Goldberg) ed interpretato da quel mattacchione di Seth Rogen, questo adattamento per grande schermo tende ad omaggiare l' omonima e celebre serie sixties che consacrò Bruce Lee negli States ma allo stesso tempo ne rielabora il concept ribaltando i ruoli dei due protagonisti e facendo di Kato - la fidata spalla - il vero eroe della vicenda. Il Britt Reid di Rogen infatti non è altro che un bambinone viziato, fanatico della fiesta, che alla morte del padre si ritrova proprietario di una prestigiosa testata giornalistica che non ha idea di come dirigere. Annoiato ed in cerca di affermazione dopo aver trascorso l'esistenza all'ombra del genitore, il giovane rampollo trova quasi casualmente nel meccanico cinese di famiglia - nonché addetto al capuccino - un geniale compagno di scorribande ed insieme s'improvvisano giustizieri mascherati. Decisi a debellare il crimine da L.A. ed inevitabilmente pompati dallo stesso giornale di Reid - il Sentinel - ben presto l'eccentrica coppia si trova a dover fare i conti con il folle boss locale: Benjamin Chudnofsky. Attraversato da quel fiume in piena che è la logorrea sfrontata di Rogen, il film di Gondry stupisce per ritmo incalzante e sense of humor politicamente scorretto (non mancano frecciate ai media e alle autorità in genere) coinvolgendo lo spettatore sin dai primi minuti grazie ad una gustosissima scena d'apertura che contrappone l'irresistibile villain di Cristoph Waltz ad un James Franco in cameo mafioso. Il regista del celebratissimo "Se mi lasci ti cancello", sembra trovarsi perfettamente a suo agio anche in dimensioni blockbuster gestendo egregiamente persino il materiale prettamente action con uno stile personale e riconoscibile; vedere per credere le risse in piano sequenza, l' uso dello split-screen per narrare una notte di furia omicida , l' uso degli effetti speciali per contaminare le immagini con dilatazioni di superfici oppure gli innesti grafici in una delle scene tecnicamente più suggestive e cioè quella in cui il protagonista apprende la verità sulla scomparsa del padre. Ben diretto quindi ma anche ben interpretato da un cast che oltre ai già citati Rogen e Waltz - che sono comunque un autentico valore aggiunto alla pellicola - annovera l'esordio americano dell' interessante Jay Chou nei panni del funambolico Kato e la presenza poco più che ornamentale di Cameron Diaz che, unitamente alle apparizioni minori di Franco, Wilkinson, Furlong e James Olmos, chiude il cerchio di un cast azzeccato, divertente e divertito. Belli i titoli di coda in stile Marvel comics, The White Stripes in colonna sonora con Blue orchid.
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