Regia di Giovanni Galletta vedi scheda film
Un film esemplare della nullità di un cinema che non ha alcunché da dire. Dopo quella notte racconta le vicende di una comitiva che entra in crisi in seguito alla morte di Francesco, futuro sposo di Elena. Galletta ambisce al ritratto generazionale e firma dialoghi cui difetta tutto tranne il senso del ridicolo. Tra Ponte Milvio, il Bar Pompi (caterer del film) e la Libreria Croce di Roma si muovono a vuoto, come per miracolo statistico, un omosessuale, un’obesa, un’attrice, un aspirante regista e persino un prete, Don Daniele, che segue il suo gregge anche in discoteca. Come una pessima sceneggiatura letta peggio ad alta voce, Dopo quella notte provoca solo imbarazzo. Trionfo di un demi monde borghese e filoclericale che ama rappresentarsi come un concentrato di Amici e Moccia, e reso ancor più indigesto, se mai fosse possibile, dalle musiche tronfie di Riccardo Della Ragione, la pellicola può vantare solo un agghiacciante e involontario interesse sociologico. Il resto è risibile noia. Sui titoli di coda ringraziamenti a Stefano Calvagna e Gabriele Muccino. L’Italia non sta in Europa.
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