Regia di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini vedi scheda film
Et in terra pax, ma uomini di buona volontà se ne trova sempre di meno. I giovani registi esordiscono nel lungometraggio, descrivendo la dura realtà di un quartiere della periferia romana, esteriormente forse non simillima a quella descritta a suo tempo da Pasolini, ma con gli stessi problemi di sostanza, gli stessi che qualche anno dopo avrebbero favorito l'ascesa della cosiddetta "banda della Magliana". Quelli descritti da Botrugno e Coluccini sono infatti coloro che non ce l'hanno (ancora) fatta, perché chi ha «svortato» s'è fatto la villa sull'Appia Antica, per non vedere più quelle facce di cazzo.
L'approccio al contenuto è comunque pasoliniano (dal punto di vista estetico, ovviamente, il tempo trascorso e le nuove tecnologie si fanno sentire), perché chi vive nel "Serpentone" del Corviale - da più parti definito "mostro architettonico" - non ha speranze di uscirne: si può al massimo difendere il territorio e tornare presso famiglie sconquassate, con le quali il tempo trascorso è minimo e si riduce alle poche ore di sonno.
Merito dei registi è stato anche avere trovato le facce giuste per questi delinquentelli disperati che forse nemmeno sanno di esserlo.
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