Regia di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini vedi scheda film
Un esordio di tutto rispetto quello del duo Coluccini/Botrugno e che fa ben sperare per il futuro (perché, com'è risaputo, la speranza è l'ultima a schiattare; anche se, da un po' di tempo a questa parte, parrebbe in istato quantomeno comatoso). Sicuramente ci sono delle debolezze, come, per esempio, una scrittura un po' fragile che, inevitabilmente, ricorderà Pasolini ma, altrettanto inevitabilmente, senza riuscire ad averne la medesima forza strutturale ed esortativa.
Rammento che quando aveva più o meno l'età dei due registi di Et in terra pax, Pasolini scrisse Ragazzi di vita e che il suo esordio cinematografico fu Accattone.
Allo stesso tempo, pur nella povertà di mezzi (o forse, proprio grazie a quella stessa povertà), possiamo ravvisare una certa cura formale - magari un po' di maniera, ma pur sempre efficace e icastica - che in alcuni momenti (ATTENZIONE, POSSIBILE BLASFEMIA!) mi ha addirittura ricordato Kieslowski.
«Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so.» PPP
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